mercoledì 5 luglio 2017

Rassegna stampa 05 Luglio 2017.

La Nuova Sardegna.

Roma convoca l'ambasciatore. Minniti: «Rivedere Triton». L'Ue stanzia 281 milioni. L'Austria blinda il Brennero, di Patrizia Antonini.

Sono già stati trasferiti al Brennero quattro mezzi corazzati Pandur delle Forze armate austriache, che potrebbero essere impiegati nelle operazioni di controllo sull'immigrazione annunciate dal ministro della difesa Hans Peter Doskozil. Così mentre la Commissione Ue e Papa Francesco chiedono «solidarietà» per l'Italia, Vienna, in odore di elezioni, mostra i muscoli, ripetendo un brutto copione già visto lo scorso anno.

Il ministro degli Esteri Angelino Alfano parla di iniziativa «ingiustificata» (la settimana scorsa sono stati 73 i migranti passati oltreconfine dall'Austria, contro i 68 dall'Italia) e se non sarà «immediatamente corretta», mette in guardia il capo del Viminale Marco Minniti ci saranno «inevitabili ripercussioni nella cooperazione sulla sicurezza tra i due Paesi». Ma anche la guida della diplomazia austriaca Sebastian Kurz insiste: se qualcosa dovesse andare storto, «siamo pronti a proteggere» i confini con l'Italia. E così la Farnesina convoca l'ambasciatore austriaco a Roma René Pollitzer.

Sul fronte della Svizzera le cose non vanno meglio. Con l'aumento degli sbarchi, la Confederazione Elvetica si prepara ad una stretta del dispositivo di polizia lungo le frontiere: molti agenti dei corpi di polizia potrebbero intervenire a sostegno dei colleghi in Ticino, Grigioni, Vallese, al confine con Piemonte e Lombardia. Un pasticcio che di certo troverà un momento di confronto alla riunione informale dei ministri dell'Interno Ue di domani a Tallinn, dove anche la Commissione europea avrà modo di giocare il suo ruolo di mediatore.

Sul tavolo europeo arriva anche la richiesta italiana di rivedere la missione Triton nel Mediterraneo, che finora prevede che i migranti soccorsi in mare vengano trasferiti verso i porti italiani. In sostanza, il Viminale punta - come già chiesto nei giorni scorsi da Minniti - a far sì che anche gli altri Paesi europei si facciano carico dei migranti soccorsi. Al vertice planerà soprattutto il piano d'azione varato da Bruxelles per alleviare la pressione migratoria sull'Italia, che oltre ad un endorsment per il Codice di condotta per le organizzazioni non governative - difese dalle agenzie delle Nazioni Unite Unhcr e Oim - a cui l'Italia lavorerà in modo congiunto con la Commissione europea, presenta una svolta verso la sponda sud del Mediterraneo, col Centro di coordinamento Sar in Libia operativo nel 2018.

In pratica, visto il muro dei Paesi europei che si affacciano sul Mare Nostrum, soprattutto di Francia e Spagna, a far sbarcare i migranti delle navi delle ong nei loro porti (anche nel timore di creare nuovi motivi di «pull factor») ora lo sguardo è rivolto a Libia e Tunisia. Si tratta di una misura «di medio termine» spiegano fonti diplomatiche che invitano però alla «cautela» vista la situazione di instabilità della Libia e di precarietà della Tunisia, ma l'idea è quella di far dichiarare ai due Paesi le loro aree di Search and rescue (Sar), che attualmente sono presidiate dall'Italia.

La conseguenza delle operazioni di salvataggio sarebbe il trasferimento dei migranti salvati nel Mediterraneo centrale sui loro territori. In altre parole starebbe passando la linea promossa da tempo da Kurz e dai falchi dei Paesi Visegrad con l'Ungheria in testa, ma che non dispiace neppure alla pragmatica Olanda, e forse nemmeno tanto alla Francia di Macron. Un'idea su cui l'Unione potrebbe trovare più facilmente la sua unanimità. La Commissione ha stanziato 81 milioni (35 per la gestione della migrazione in Italia e 46 per mettere in piedi il Centro Sar, rafforzando la capacità della guardia costiera libica, a cui è al lavoro anche l'Italia) e promesso altri 200 milioni. Roma non ha abbandonato l'idea di voler condividere l'onere dei migranti salvati dalle operazioni Triton e EunavforMed (circa il 40% del totale) con gli altri Paesi europei, riproponendola attraverso una sorta di regionalizzazione di Frontex, rispecchiata dal documento della Commissione europea, ma sicuramente più difficile da far passare tra i 27.



Unione Sarda

Tagli statali, no al ricorso
Nuovi accantonamenti: respinta dalla Consulta l'impugnazione della Giunta
E Pigliaru reagisce: «Ripartirà la battaglia col governo»

La Corte costituzionale boccia il ricorso sull'aumento degli
accantonamenti presentato dalla Regione, insieme alle altre a Statuto
speciale. La sentenza rimanda al mittente la richiesta di non
aumentare le risorse che la Regione deve garantire ogni anno per la
finanza pubblica.

Un atto che non dovrebbe cambiare la quota di 684 milioni di euro
messa a bilancio quest'anno, ma che rischia di far lievitare il
contributo a 848 milioni nel 2018. Un atto che indispettisce la
Regione che «si accolla totalmente la spesa per la Sanità», dice il
presidente, Francesco Pigliaru, che rilancia la necessità di un
«confronto politico con il governo». Anche perché la scelta del
governo si fondava sull'aumento degli accantonamenti per la copertura
della spesa sanitaria delle Regioni ordinarie.

I CONTI L'assessore al Bilancio, Raffaele Paci, spiega i dettagli di
una sentenza che, se da un lato boccia il ricorso, dall'altro
«fornisce alcuni elementi positivi per continuare il confronto con lo
Stato». La Regione dal 2012 al 2017 ha versato nelle casse dello Stato
«più di 3,3 miliardi di euro di accantonamenti», ricorda Paci. Se la
quota dovesse superare gli 800 milioni significa «non versare alla
Sardegna il gettito Irpef dovuto». Pigliaru si prepara a rilanciare il
confronto perché «è vero che siamo davanti a un problema politico che
necessita di un robusto appello alla leale collaborazione con il
governo». L'accordo sul pareggio di bilancio ha esposto la Regione a
una sperimentazione che «pensavamo fosse meglio rispetto ai vincoli
del Patto di stabilità», dice il presidente, «ma adesso dobbiamo far
valere le nostre ragioni negli incontri con il governo».

La Giunta ha
deciso di impugnare la decisione del ministero dell'Economia che
prevede ulteriori risorse erariali dalla Regione sulle tasse
automobilistiche: «Si tratta di circa 4 milioni», spiega Paci, «ma è
il segnale della nostra attenzione». Nella prossima Finanziaria
regionale non verranno inseriti i maggiori accantonamenti previsti
dalla Stato: «In tal caso dovrà essere il governo a impugnare la
nostra legge», sottolinea Paci.

LA SANITÀ Quando si parla di bilancio regionale è inevitabile che si
debba fare riferimento alla Sanità, totalmente a carico della Sardegna
per un costo di oltre 3 miliardi all'anno. Un onere che porta
l'assessore, Luigi Arru, a parlare di «sentenza inaccettabile perché
abbiamo dimostrato di utilizzare con parsimonia e coscienza ogni euro
del bilancio». Lo Stato chiede più soldi a chi garantisce il servizio
sanitario a proprie spese, per finanziare le regioni che non hanno
questo peso sul proprio bilancio. «Abbiamo acquistato i farmaci
innovativi e facciamo grandi sacrifici per garantire ai cittadini i
livelli essenziali di assistenza», dice il titolare della Sanità, «lo
Stato non può pretendere ulteriori risorse da parte nostra».

L'ATTACCO Il coordinatore regionale di Forza Italia, Ugo Cappellacci,
attacca: «La Giunta ha perso due miliardi a causa del ritiro di tutti
i ricorsi». Per l'esponente azzurro la soluzione sarebbe stata
semplice, ossia, «andare avanti sul ricorso presentato dalla mia
Giunta nel 2012».
Matteo Sau

SANT'ANTIOCO. Il programma del sindaco e la nuova assemblea civica
Ignazio Locci: «Mi dimetto dal Consiglio regionale»

Un'aula consiliare gremita all'inverosimile, con qualche momento di
tifo e contestazione da stadio da parte dei supporter dei due maggiori
gruppi che sono fronteggiati in campagna elettorale, è iniziata lunedì
sera la consiliatura del neo sindaco di Sant'Antioco Ignazio Locci .
IL SALUTO Il primo cittadino ha esordito ringraziando gli elettori, le
autorità presenti e la sua famiglia. Un augurio speciale Ignazio Locci
lo ha rivolto poi alla consigliera del suo gruppo, Roberta Manunza ,
che, pur avendo solo una settimana fa dato alla luce la piccola
Aurora, non è voluta mancare al primo appuntamento in Consiglio
comunale. Dopo l'appello dei consiglieri di maggioranza e minoranza e
prima della votazione della convalida degli eletti, il neo sindaco
prendendo la parola ha annunciato che si dimetterà dalla carica di
consigliere regionale non appena sarà chiarito l'iter previsto in
questi casi. Al suo posto tornerà nell'assemblea regionale l'ex
sindaco di Sant'Anna Arresi Paolo Dessì .

LA DISCUSSIONE Il tema del doppio incarico è stato sollevato dalle
opposizioni che hanno attivato la procedura che riguarda
l'incompatibilità delle cariche. Il consigliere Massimo Melis ha
auspicato che Ignazio Locci possa essere, dimettendosi, «come prevede
la normativa e come promesso, solo “il sindaco di Sant'Antioco”».
Alberto Fois del gruppo Genti Noa è andato invece giù pesante
esprimendo una “eccezione” alla prassi, messa a verbale, per una
presunta illeggittimità in quanto a quasi un mese dalle elezioni, il
sindaco non ha ancora attivato la procedura delle dimissioni da
consigliere regionale. Sul problema effettivamente sembra ci sia un
vuoto legislativo almeno per quanto riguarda l'iter. «Lo Statuto sardo
rimanda la questione a due norme nazionali che sono in contrasto tra
loro - ha spiegato a microfoni spenti Ignazio Locci - comunque il
Consiglio ha avviato la procedura e sono pronto a rispettarne i
risultati».

L'assemblea ha proceduto poi alla convalida degli eletti e, dopo
alcuni interventi, è seguito il giuramento del sindaco e l'annuncio
della composizione della Giunta. Il Consiglio ha proceduto, come
prevede lo Statuto, alla nomina della commissione elettorale e della
commissione per i giudici popolari. Il sesto e il settimo punto, che
prevedeva l'elezione del presidente e vicepresidente del Consiglio è
stata rimandata invece alla prossima riunione.
IL CIRCOLO La prima riunione del Consiglio comunale è stata anche
occasione per annunciare la'apertura in città di un circolo di
Fratelli d'Italia. A guidare questa prima fase sarà un giovane, Simone
Caddeo .
Tito Siddi
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La Nuova Sardegna

La Consulta non accoglie le richieste della Sardegna e delle altre
Regioni speciali. Accantonamenti: no al ricorso

CAGLIARINon bastavano i burocrati ministeriali a mettersi di traverso,
ora anche i giudici della Corte costituzionale hanno puntato il dito
contro la Sardegna e le altre Regioni speciali. Con una sentenza in
cui l'equilibrismo sembra tenere in piedi e far da collante a una
cinquantina di pagine, hanno scritto che il ricorso contro l'aumento
degli accantonamenti (sono i soldi trattenuti dallo Stato per coprire
il debito pubblico nazionale) non può essere accolto. È stato
dichiarato inammissibile non tanto perché le Regioni speciali non
abbiano più di un motivo per sentirsi tartassate, bensì perché nel
2016 lo Stato è stato «corretto nel seguire il percorso con cui ha
proposto i nuovi prelievi forzosi».

Dunque Roma ha rispettato la
procedura e poco importa se, nel caso della Sardegna, il taglio è di
684 milioni quest'anno e salirà fino a 848 milioni l'anno prossimo.
Sono un'enormità e anche - se si vuole - una beffa, perché con quei
quasi 200 milioni in più il governo coprirà una parte dei mostruosi
costi sanitari delle Regioni ordinarie. Sono quelle, si sa, che non
mettono un soldo per i loro ospedali, mentre - guarda caso - la
Sardegna sborsa oltre tre miliardi fra ricoveri e medicinali, paga
cioè tutto di tasca propria e non riceve un euro dallo Stato: la beffa
è questa. Certo, la giunta si aspettava un verdetto favorevole, però
c'è un passaggio del dispositivo che fa ben sperare. «Lo Stato - è
scritto nella sentenza - comunque non può imporre nuovi accantonamenti
senza che prima ci sia un accordo (nel caso esaminato l'avrebbe
cercato ma non è arrivato, le Regioni si sono rifiutate) e in ogni
caso i mancati trasferimenti non possono essere per sempre, ma a tempo
e lo Stato dovrà tenere conto delle singole realtà economiche
regionali». In altre parole, nonostante abbia perso questa partita, la
Regione - è una delle ricostruzioni della giunta - da oggi i potrebbe
avere qualche arma in più per pretendere dal governo tagli meno
pesanti. Per farla ancora più semplice, i giudici stavolta pare
abbiano buttato la palla nel campo della politica e preferito non
avventurarsi nella matassa del sempre più difficile rapporto non solo
costituzionale - fra Stato e Regioni. «Abbiamo sempre detto - è stato
il commento del governatore Francesco Pigliaru - che gli
accantonamenti sono un'ingiustizia e non cambieremo certo parere dopo
una sentenza sfavorevole». Anche se forse dopo lo schiaffo muterà la
strategia per rivendicare quello che lo Stato da tempo nega alla
Sardegna nei trasferimenti.

L'assessore al bilancio Raffaele Paci ha
detto: «Dal 2012 al 2017, abbiamo contribuito con 3 miliardi e 300
milioni a risanare il debito nazionale. Sono troppi, abbiamo bisogno
che ci sia restituita almeno una parte di quei soldi, sono nostri, per
rilanciare l'economia». È arrivato il momento di «dare battaglia», ha
detto Pigliaru, con l'assessore alla sanità Luigi Arru secco nel dire:
«Lo Stato non può voltare le spalle a una regione che è impegnata a
risanare il bilancio della sanità, vuole migliorare la qualità senza
emarginare questo o quel territorio». Per Pigliaru «la vertenza
entrate, nonostante gli innegabili passi avanti che ci sono stati, non
è finita. Il confronto con Palazzo Chigi ora diventerà ancora più
serrato». Fino al punto, sono state le parole di Paci, che «vorremmo
costringere lo Stato a impugnare le nostre di Finanziarie perché, come
abbiamo fatto e continueremo a fare, non siamo più disposti a
rinunciare ad altri soldi». Ma per Forza Italia, con Ugo Cappellacci,
la sentenza della Corte è «l'ennesima dimostrazione dell'incapacità di
una giunta che ha ritirato i ricorsi quando potevano essere vinti, nel
2014, poi ha perso due miliardi con quelli malandati presentati in
ritardo e ora non può che dimettersi per non fare altri danni» (ua)

L'ex esponente dell'Idv rischia 18 mesi, oggi la sentenza definitiva
Per Salis il pg chiede la condanna

CAGLIARI
Slitta a questa mattina la sentenza definitiva per Adriano Salis, l'ex
consigliere regionale condannato il 21 giugno dell'anno scorso a un
anno e mezzo di reclusione in abbreviato dalla Corte d'Appello perché
giudicato colpevole di peculato continuato per aver speso illegalmente
62773 euro destinati all'attività del gruppo politico cui apparteneva
nella tredicesima legislatura. Il pg della Cassazione ha chiesto che
il ricorso venga respinto e la sentenza era attesa per la tarda serata
di ieri, ma i giudici della sezione penale, attorno alle 22, hanno
annunciato che la lettura dei verdetti sarebbe stata rinviata al
giorno dopo a causa del carico dell'udienza.Salis, difeso dagli
avvocati Pietro Sarrocco e Marco Fausto Piras, era presente nell'aula
del palazzo di piazza Cavour. L'ex Idv si è sempre difeso sostenendo
di non aver commesso alcun reato: «Non ho messo in tasca un centesimo
- aveva ripetuto con forza davanti ai giudici d'appello - e ho
dimostrato con testimonianze e documenti che lo scopo di ogni uscita
era riferito all'attività politica». L'esponente dell'Idv aveva anche
ammesso che quella di spendere individualmente i fondi dei gruppi era
una prassi diffusa da anni.


sassari - Nel Pd si lavora al documento che dovrebbe sancire la pace,
ma la tensione è alta Crisi, venerdì la giornata decisiva

SASSARIUltimi giri di lancette nell'orologio della crisi comunale, in
attesa della decisiva giornata di venerdì, con in programma un doppio
confronto: ristretto in mattinata e poi aperto alle 19,30, ora in cui
sono state convocate le direzioni provinciale e cittadina del partito
democratico. Protagonista indiscusso sarà il documento
politico-programmatico che dovrà definire le priorità dell'azione
amministrativa, riportando la pace tra le belligeranti correnti dem e
permettendo al sindaco Sanna di cimentarsi nella nomina della nuova
giunta.E proprio alla predisposizione del documento sono dedicati
questi giorni di calma solo apparente.

A quanto è dato sapere il
sindaco Nicola Sanna avrebbe già licenziato la sua bozza, sembra molto
tecnica, con la road map dei progetti da concludere prioritariamente
da qui a fine mandato. Bozza che sarebbe nella mani dei big cittadini
del partito, che la starebbero emendando, per poi ripresentarla al
primo cittadino. E proprio dentro questo carteggio si nascondono le
prime insidie di una trattativa che, nonostante l'invito tassativo a
chiudere arrivato dal segretario regionale Giuseppe Luigi Cucca,
rimane insidiosissima. Se infatti le richieste contenute nell'ultima
versione del documento fossero giudicate irricevibili da sindaco (si
parla già di correzioni alle non amate piste ciclabili, giusto per
citare un argomento spigoloso) si tornerebbe al via, con tempi sempre
più ridotti. Una cosa è certa infatti, l'unico modo per uscire
dall'impasse è trovare un accordo entro mattinata di venerdì, e
sancirlo durante le direzioni convocate in serata, per poi procedere,
forse già sabato, alla nomina della nuova giunta. Un piano B potrebbe
non esserci, anche perché non si vede come Sanna possa andare avanti
per un'altra settimana senza assessori.

E se il Pd cerca la quadra, e
gli alleati stanno, almeno per ora, a guardare (lunedì città futura ha
tenuto in piazza Santa Caterina un incontro pubblico sulla crisi
coinvolgendo i cittadini) chiedendo solo di far presto, ad attaccare
pensa l'opposizione. «Non credo - sottolinea Manuel Alivesi di Forza
Italia- che in dieci giorni troveranno la soulzione a problemi che si
trascinano dall'inizio del mandato. Non ci credo e mi fa paura, perché
le scadenza incombono e la città non può più aspettare».«Leggo con
sconcerto : attacca Giancarlo Carta di Fratelli d'Italia - della
riunione avvenuta lunedì a Oristano della direzione regionale del Pd.
Secondo il segretario regionale Cucca, i temi cardine che dovranno
essere discussi con urgenza sono la riorganizzazione della rete
ospedaliera, la legge urbanistica e la legge elettorale. Quindi per
Cucca e il Pd è più importante risolvere con urgenza il problema della
doppia preferenza di genere piuttosto che la crisi della Giunta Sanna
che sta mettendo in ginocchio la città di Sassari».


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Federico Marini
skype: federico1970ca


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