venerdì 15 settembre 2017

Il popolo sardo ha già deciso: la terra è libertà! Di Pier Franco Devias


L’altro giorno con un giovane compagno è capitato di parlare delle grandi bellezze, dei sentieri, delle rocce, dei boschi rigogliosi del monte Orthobene, che noi a Nugoro chiamiamo, con un’anonimia che ricorda quel rispetto tipico del monoteismo, semplicemente Su Monte. “Se fosse stato tutto d’oro non avrebbe avuto il valore che ha realmente” ho esclamato. Il ragazzo mi guarda con un sorriso, quasi avesse sentito l’esagerazione del secolo. “Non ci credi?” gli rispondo.

“Se fosse stata una montagna d’oro sarebbe arrivata da chissà quando un’orda di saccheggiatori, o una delle moderne ditte di estrazione, e lo avrebbe portato via. Difficilmente gli avvoltoi del mondo ce lo avrebbero lasciato in mano e noi non avremmo avuto più né il monte né l’oro.” Il ragazzo si faceva più pensieroso. “Ma metti anche che una grossa parte delle ricchezze fosse ricaduta nelle nostre mani, o meglio nelle mani dei nostri antenati” continuavo “Avremmo avuto belle case e belle macchine, strade confortevoli, vestiti di lusso. Ma se avessero raso al suolo questa montagna quanto avremmo perso noi nuoresi della nostra storia collettiva?”

Il sorriso era sparito, e sulla fronte compariva la preoccupazione. “Quanti ricordi di tuo nonno, di tuo bisnonno, dei tuoi antenati, ma anche tuoi e di tutti noi sono legati a questo posto?” “Quale oro può comprare le risa dei tuoi zii, dei tuoi cugini, dei tuoi fratelli, di tua madre, mentre in un calda giornata estiva mangiavano allegri sotto il fresco degli alberi?” “Quale oro può ripagare le amicizie che sono nate tra quei boschi? Quale oro ricompenserebbe gli sguardi e gli amori nati nell’allegria delle feste?” “Quale oro può ripagare i tuoi ricordi da bambino mentre ti arrampichi sulle rocce o sugli alberi, mentre corri per i sentieri, e quanto costano le lucertole che cacciavi con la fionda?” “E le corse spericolate in bicicletta con i tuoi amici? E i giochi dei nostri antenati quando erano ragazzi? E quanto costano gli scherzi, le serate serene, le vecchie storie raccontate dai più anziani mentre prendevano l’acqua alla fontana?” “Quanto costa l’aria buona? E uno spazio dove sentire la pace e la tranquillità tutto intorno a te? Dove le vendono queste cose, anche se avessi le tasche piene d’oro?” “Cosa te ne fai dell’oro se perdi la tua terra?”

Il compagno annuiva stupito. Domani verranno lupi travestiti d’agnello, i benefattori. “Milioni di milioni, ricchezza, lavoro per tutti, massima sicurezza, benessere. Sviluppo.” ci diranno. E vorranno la nostra terra per farne un cimitero nucleare. Ci diranno che la pagheranno a peso d’oro. Gli risponderemo che il Popolo Sardo ha già deciso: neanche tutto l’oro del mondo avrà mai la terra su cui cammina la storia di questa nazione!

Di Pier Franco Devias

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