mercoledì 13 settembre 2017

Rassegna stampa 13 Settembre 2017

Unione Sarda

CONSIGLIO COMUNALE. «Via Roma? Il tunnel non serve» Il primo cittadino ieri ha risposto alle interrogazioni della minoranza. Il sindaco Zedda in Aula: il problema è il tappo in viale La Playa

«Il problema non è in via Roma, le corsie lato porto riescono a smaltire i flussi di traffico generati dalla sperimentazione: i guai arrivano dai nodi irrisolti che abbiamo sempre negli orari di punta, come il tappo di viale La Playa». Sollecitato da tre diverse interrogazioni presentate dall'opposizione, il sindaco Massimo Zedda ha spiegato in Consiglio comunale lo scopo della pedonalizzazione sperimentale di via Roma, assicurando che dai dati - che verranno presentati nelle prossime settimane - emergeranno anche buone notizie come la diminuzione del traffico in viale Diaz e viale Trieste e il miglioramento della circolazione nel Largo.

EVENTI La critica più frequente in queste settimane senza auto è stata che quello spazio non sia stato sfruttato, se non nell'ultimo fine settimana. «Avremmo potuto ospitare lì il Marina Cafè Noir o organizzare iniziative ogni giorno, ma abbiamo deciso di fare una sperimentazione reale senza spendere soldi pubblici e valutare cosa accade sulla viabilità - ha spiegato - se avessimo speso risorse sugli eventi e sulla viabilità avremmo potuto parlare di successo o fallimento, ma l'obiettivo era vedere cosa succede senza sprecare soldi pubblici per una soluzione a tempo determinato».

INTERROGAZIONI Che il destino sia la chiusura definitiva al traffico sembra ormai certo, si sono espressi in tal senso anche Alessandro Balletto di Forza Italia e l'ex candidato sindaco Piergiorgio Massidda che hanno presentato le interrogazioni assieme al capogruppo di Fratelli d'Italia Alessio Mereu. «Non siamo contro la pedonalizzazione, anzi, vorremmo tutta via Roma pedonale, non solo lato portici - ha detto Balletto - ma crediamo che il tunnel sotto via Roma sia realizzabile, si tratta di trovare i fondi». Anche Massidda ha rispolverato le soluzioni del parcheggio interrato e del sottopasso: «Sono favorevole alla pedonalizzazione ma c'è la necessità necessità di collegare via Roma al porto in modo diretto e continuo, senza un muro di auto in mezzo - ha ribadito - perché non si punta su progetti come quello del parcheggio e del tunnel?».

GLI INTOPPI Massimo Zedda ha replicato che la sperimentazione è servita a confermare che i problemi per il traffico non arrivano dalla chiusura di via Roma, ma dagli intoppi ai suoi lati. «L'ambizione è quella di restituire le piazze senza spendere ingenti risorse, vogliamo evitare di spendere 150 milioni di euro per il tunnel perché poi scopriamo che il blocco è in viale La Playa e avremmo creato un tunnel con un tappo». Più perentorio il giudizio di Alessio Mereu, leader di Fratelli d'Italia: «Sperimentazioni per la viabilità in via Roma ne abbiamo visto troppe con le manifestazioni recenti e passate. Sapevamo che la chiusura avrebbe creato quella situazione: la sperimentazione è fallita, bisogna prendere atto».

IL RISULTATO Per Zedda invece i risultati positivi per la chiusura di via Roma sono arrivati. «In viale Diaz c'è stata una diminuzione dei flussi di auto che ha consentito al pullman di avere tempi inferiori rispetto ad agosto 2015 e 2016. Anche in viale Trieste è diminuito il traffico mentre nel largo Carlo Felice la circolazione era più fluida».

LA PLAYA I due grandi problemi restano il passaggio dal largo verso il lungomare 11 settembre 2001 e il tappo di viale La Playa. «Il problema è per chi deve andare lato porto e deve fare giro incredibile: va risolto. Serve spazio e serve un dialogo con il porto per trovare una soluzione - ha spiegato il sindaco - mentre per viale La Playa bisogna spostare i mezzi dell'Arst nell'area delle Ferrovie, allargando piazza Matteotti e impedendo che i pullman si imbottiglino nella piccola via Sassari: così avremmo già un pezzo della soluzione». Dopo questo test Massimo Zedda spiega qual è la sua idea per il futuro. «Non riuscirò a vederlo da sindaco, ma immagino il lato portici pedonale e il largo parzialmente pedonale. In ogni caso si dovrà smettere di usare il largo e via Regina Margherita come attraversamento per andare da via Roma a Is Mirrionis».

Marcello Zasso


Sanità - Ospedali, sulla riforma è scontro Uras-Cucca

Il dibattito sulla rete ospedaliera e il modo in cui viene portato
avanti innesca una nuova polemica. Il botta e risposta coinvolge il
senatore di Campo progressista, Luciano Uras, e il collega e
segretario regionale del Pd, Luigi Cucca. Il primo chiede di non
trascurare lo «scontento delle comunità e dei sindaci», mentre Cucca
condanna i «toni da campagna elettorale che alimentano lo scontro e
generano disinformazione». Cucca ribadisce il ruolo del Consiglio
regionale, «sovrano e in grado di deliberare tenendo conto delle
posizioni già emerse in maggioranza e nei territori». Atteggiamento
che non piace a Luciano Uras: «Se un intero territorio regionale, ampi
strati dell'opinione pubblica, medici e operatori sanitari, tanti
sindaci, amministratori ed esponenti di organizzazioni sociali e
politiche, sollevano questioni non si sbatte la porta in faccia». (m.s.)

Anche l'assessora Spano al sit-in: «Abbiamo ribadito il nostro no al governo»
Scorie nucleari, giorni decisivi Tutta l'Isola contro il deposito

«Abbiamo già dato…e votato», è scritto in un manifesto. Il richiamo è
alle servitù militari che in Sardegna gravano più che altrove, e al
referendum del 2011 in cui il 97% dei sardi si espresse contro
l'installazione di siti per lo stoccaggio di scorie radioattive. Oggi
- sei anni dopo - scade il termine per presentare i rilievi, da parte
dei soggetti interessati, nell'ambito del procedimento di valutazione
ambientale strategica (Vas) per il Programma nazionale sulla gestione
del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi. E i Comitati
Nonucle-Noscorie sono scesi in piazza a Cagliari «per verificare se la
Regione ha adempiuto ai suoi doveri istituzionali». Un centinaio di
manifestanti davanti al Consiglio regionale per chiedere se la Giunta
avesse comunicato le sue osservazioni al ministero dell'Ambiente.
Stavolta la risposta è stata immediata.

L'ASSESSORE «Le osservazioni sono pronte, la nostra contrarietà è
netta, e oggi saranno inviate al ministero», ha confermato l'assessora
Donatella Spano, che con il presidente del Consiglio, Gianfranco
Ganau, ha partecipato al presidio. «Anche se la procedura si riferisce
solo al programma e non all'individuazione del deposito - ha spiegato
Spano - abbiamo chiuso il documento sottolineando comunque il no fermo
al deposito di scorie in Sardegna».

D'altra parte, ha aggiunto Ganau, «i sardi si sono espressi nel
referendum del 2011 e massima contrarietà è stata manifestata dal
Consiglio». Se mai il deposito dovesse essere localizzato nell'Isola
«sono disposto a incatenarmi, perché sono convinto che la Sardegna
abbia dato troppo in termini di servitù. È un impegno che ho preso
pubblicamente nel 2015 e che intendo mantenere, se necessario».

LE VOCI Tra gli organizzatori del sit-in anche il leader di Sardigna
Natzione, Bustianu Cumpostu: «Siamo qui per mantenere alta
l'attenzione e ribadire che il popolo sardo si è già espresso con un
referendum». Per Angelo Cremone (Sardegna pulita) «è l'occasione per
testimoniare la contrarietà di tutti al deposito, siamo riusciti a
coinvolgere anche la Chiesa, tutte le istituzioni sono con noi». Anche
Pierfranco Devias (Liberu) ribadisce che «il popolo sardo si è
espresso democraticamente, se ciò non dovesse essere rispettato allora
il popolo ha diritto a opporsi radicalmente».

Non tutti hanno aspettato l'ultimo momento utile per presentare le
osservazioni. L'Anci lo ha fatto alcuni giorni fa. Secondo
l'associazione dei Comuni, presieduta da Emiliano Deiana,
l'individuazione del territorio sardo come sede del deposito nazionale
sarebbe sbagliata per diverse ragioni. Di ordine democratico, visto il
referendum; e per le condizioni di svantaggio legate all'insularità:
«Aggravamento dei costi, rischi per l'economia in caso di incidente o
di attacco terroristico durante il trasporto». Oltre alle ragioni
ambientali: «La Sardegna è la seconda regione italiana per estensione
di aree inquinate o potenzialmente inquinate, e incidono sul
territorio 3 aree Sin». Infine le servitù militari, il 65% è
nell'Isola, 35mila ettari di territorio occupato.

IL M5S Osservazioni anche da parte del Movimento 5 Stelle: «Si chiude
la fase di consultazione pubblica che porterà alla pubblicazione della
Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee, che permetterà di
individuare i luoghi adatti a ospitare il deposito nazionale»,
sottolineano le prime firmatarie, le parlamentari Manuela Serra ed
Emanuela Corda. «La nostra isola è votata al turismo, alla
ricettività, alla trasformazione di materie prime di pregio e alla
cultura. Dopo lo scempio delle attività industriali degli ultimi
decenni e delle mancate bonifiche, è impensabile gravare la nostra
terra di un deposito di scorie radioattive».

UNIDOS Il giorno prima era stato invece il gruppo di Unidos,
capitanato da Mauro Pili, a inscenare a Macomer una singolare
manifestazione per mandare a Roma un messaggio forte e chiaro: «La
Sardegna non si tocca». L'idea era riattivare la robustezza dei
nuraghi per resistere al tentativo del governo di creare nell'Isola il
deposito delle scorie. Perciò si sono ritrovati all'interno del
nuraghe di Sucoronis, diventato il simbolo di una lotta per
sensibilizzare i sardi e i loro amministratori.

«Dobbiamo rimettere in marcia una grande difesa della nostra Isola -
dice Pili - e nel contempo perseguire un moderno piano di crescita
culturale, economica e sociale per metterla a riparo dalle perenni
incursioni di faccendieri e misfatti di Stato. Mettere un solo
cartello di deposito di scorie radioattive in Sardegna significa
annientare ogni sogno di sviluppo legato alle immense potenzialità
ambientali e naturalistiche della nostra terra». Quanto alla Vas,
«ogni cittadino sardo deve poter esprimere la sua totale contrarietà»,
ha detto Pili: «Ogni opposizione è una goccia di libertà».
Roberto Murgia

Giunta - Trasporti, a Porcu la presidenza dell'Arst

Chicco Porcu è stato nominato ai vertici dell'Arst. La Giunta
regionale, riunita a Villa Devoto sotto la presidenza di Francesco
Pigliaru, su proposta della presidenza e di concerto con l'assessore
dei Trasporti Carlo Careddu, lo ha scelto come amministratore unico
della società, per gli esercizi 2017 e 2018. Porcu, 54 anni, laurea in
ingegneria meccanica a Pisa con specializzazione in economia e
organizzazione aziendale, imprenditore, ex consigliere regionale dal
2004 al 2014, è un renziano della prima ora e ha contribuito alla
fondazione di Progetto Sardegna, il movimento di Renato Soru: prende
il posto di Franco Marras, che nelle scorse settimane ha dato le
dimissioni per riequilibrare gli incarichi tra le correnti Pd dopo la
nomina di Massimo Deiana (area Cabras-Fadda, come Marras)
all'Authority unica portuale.


QUARTU - COMUNE. Barbara Cadoni e Giuseppina Demurtas dopo il voto sul
Rendiconto Il Pd fa a pezzi Delunas: non ha più i numeri

«Non facciamo mancare il numero legale perché noi abbiamo a cuore la
città, sono loro che non hanno neanche i numeri per amministrarla».
Barbara Cadoni replica alle dure accuse della maggioranza che ha
affidato a un comunicato stampa le reazioni dopo la seduta in cui è
stato approvato il Rendiconto senza che l'opposizione partecipasse al
voto.

«Abbiamo partecipato a tutti i lavori delle commissioni e alla
discussione in Aula. Sono loro che non intervengono mai e non
difendono neanche le loro scelte. Sul Rendiconto - spiega l'esponente
del Pd - noi diciamo la nostra in Aula e loro non sappiamo neanche se
sono stati coinvolti dal sindaco nelle scelte perché stanno sempre
zitti. Ha parlato solo il presidente della commissione bilancio
Giuseppe Casanova».

I consiglieri del Pd si lamentano per il grave ritardo con cui il
Consuntivo è arrivato in Aula, tra l'altro slegato dal conto
patrimoniale del Comune che dovrebbe arrivare in Consiglio a fine
mese. «Il sindaco si è difeso dicendo che sono atti separati, ma va
tenuto conto che sono molto legati perché buona parte del bilancio
preventivo si regge sulle alienazioni - aggiunge Barbara Cadoni - vale
per il cofinanziamento dei progetti Iscol@, per il rifacimento del
manto stradale e la sistemazione del primo piano del mercato civico:
ma di alienazioni non ce ne sono».

L'attacco arrivato dal sindaco e dalla maggioranza che lo sostiene non
è piaciuto al Pd nella sostanza, ma anche nella forma. «Trovo assurdo
che certe dichiarazioni politiche vengano fatte con un comunicato
stampa su carta intestata del Comune - attacca la segretaria cittadina
Giuseppina Demurtas - è un comportamento scorretto perché si fruttano
risorse dell'Ente per dichiarazioni politiche che nulla hanno a che
fare con l'attività amministrativa».
Marcello Zasso

ALGHERO. Bruno, dopo la tempesta: maggioranza di centrosinistra
L'anno zero della Giunta:il sindaco cambia rotta

Azzeramento della Giunta e ridistribuzione delle poltrone negli enti e
nelle partecipate. Si ricomincia daccapo. «Siamo al lavoro per una
maggioranza di centro sinistra - dice il sindaco Mario Bruno - e per
una nuova Giunta che sia in grado di concludere questa consiliatura
portando avanti il lavoro che abbiamo impostato e individuando delle
priorità che siano condivise». La crisi è rientrata, dunque, e il
bilancio consuntivo è passato grazie al voto di Alessandro Nasone del
gruppo misto. Ma, in uguale misura, il primo cittadino deve
ringraziare anche Mimmo Pirisi del Pd, che al momento giusto ha
abbandonato l'aula. Restando a votare contro il documento contabile,
avrebbe messo fine all'esperienza amministrativa di Bruno. Ha scelto
diversamente, facendo il contrario di quanto affermava il suo partito
a livello locale.

SORPRESE In aula, tra il pubblico, c'erano i consiglieri regionali del
Pd, Luigi Lotto e Salvatore Demontis. «Il vero obiettivo del Pd è
quello di fare gli interessi generali della città e di ricostruire ad
Alghero una coalizione vera di centrosinistra larga, con o senza Mario
Bruno», si difende il consigliere Pirisi dalle pagine di Facebook dove
è stato bersaglio di durissimi attacchi.

SCONTENTI Avvelenato, invece, il compagno di banco Enrico Daga. «Il
centrosinistra non esiste più, ridotto a brandelli da un sindaco. Per
quanto mi riguarda - dice - il centrosinistra, oggi ad Alghero, è una
formula buona per coprire appetiti e spartizioni». Critico il
consigliere regionale Marco Tedde: «Ora il Pd si appresta ad
accollarsi la responsabilità del fallimento dell'amministrazione Bruno
che più volte ha denunciato assieme alle altre forze di opposizione.
Una scelta difficile che finalmente rischiara il quadro politico».
Mario Conoci del Psd'az, insieme a Patto Civico e al Nuovo Centro
Destra sottolinea «la dissoluzione di quel che resta del Partito
democratico che sembra essersi arreso a Mario Bruno, fatto salvo
Enrico Daga che, con la sua coerenza e il suo voto contrario, prende
le distanze da questo teatrino male orchestrato dai baroni sassaresi».
Al di là della politica, è soddisfatto l'assessore alle Finanze Gavino
Tanchis, per il sì al bilancio che sbloccherà oltre dieci milioni di
euro di cui otto per investimenti e due per la gestione corrente: «Un
bilancio da cui traspare lo stato di salute dell'ente».
Caterina Fiori

La Nuova

I bandi delle Prefetture per individuare le strutture. Un business da
150 milioni Nuovi sbarchi nell'isola: i cercano 8mila posti

di Silvia SannawSASSARISono 6mila e potrebbero diventare 8mila, forse
anche di più. L'isola si prepara a nuovi sbarchi di migranti e alla
necessità di accogliere un numero sempre più alto di richiedenti
asilo. Se è impossibile sapere con certezza quanti ne arriveranno in
Sardegna, è lecito però ipotizzare che l'isola sarà chiamata a dare un
contributo ancora maggiore. Lo suggeriscono i bandi delle Prefetture,
che cercano nuove strutture d'accoglienza: complessivamente per i
prossimi due anni sono richiesti circa 8mila posti da distribuire nei
maxi centri d'accoglienza, quelli che possono ospitare sino a 300
persone. Significa che il processo di svuotamento delle grandi
strutture prefettizie - a favore della micro accoglienza diffusa nel
territorio - per ora resta un sogno lontano.

I numeri. Il punto di
partenza è questo: il ministero dell'Interno ha fatto a inizio estate
delle previsioni che ipotizzavano un incremento degli sbarchi di circa
il 20 per cento. In realtà in agosto c'è stato un calo degli arrivi e
il dato complessivo dell'anno sino a questo momento è inferiore a
quello del 2016. Ma il Ministero, e di conseguenza le Prefetture,
ragionano nel medio e lungo periodo. Da qui i bandi, nei quali si
cercano soggetti gestori di strutture con i quali stipulare accordi
sino alla fine del 2019. I bandi ancora aperti sono quelli delle
prefetture di Cagliari e di Oristano: la richiesta è rispettivamente
per 3500 e 800 posti da distribuire nelle due province. Sono invece
2500 quelli individuati dalla prefettura di Sassari, che ha esaminato
le offerte a fine luglio, e infine 800 quelli che da tempo ricerca la
prefettura di Nuoro.

Il business. Supera i 150 milioni di euro. Si
parte sempre dall'importo giornaliero a migrante, 35 euro, e poi si
moltiplica per il numero di posti richiesti e per l'arco di tempo.
Ecco allora che nel caso del Cagliaritano, i 3500 posti si traducono
in oltre 89 milioni di euro da distribuire tra i vincitori del bando,
più ulteriori 11 milioni nel caso fosse necessario andare in proroga
per altri tre mesi, dal 1 ottobre al 31 dicembre 2019. Sono invece 22
i milioni in ballo nell'Oristanese (più quasi 2 in caso di proroga),
inferiori le cifre previste nel Sassarese e nel Nuorese dove però i
bandi sono annuali. Le richieste.

Si va da un minimo di 25 posti a un
massimo di 300 (nel Cagliaritano) e si chiede ai soggetti che
parteciperanno ai bandi di favorire la diffusione nei territori al
fine di evitare le concentrazioni nei centri urbani più grossi, come
accaduto sinora. E nei bandi si ricorda anche la presenza della
clausola di salvaguardia: le coop e gli altri soggetti che
parteciperanno dovranno tenere conto che l'adesione da parte di un
Comune a un progetto Sprar (seconda accoglienza) automaticamente
immunizza dall'apertura di un Cas, Centro accoglienza straordinario
della Prefettura. Sprar verso il flop? La linea tracciata da tempo per
gestire al meglio la situazione migranti, in Sardegna come nel resto
d'Italia, è proprio quella dei progetti Sprar, cioè della micro
accoglienza diffusa nei territori. Una strada indicata mesi fa
dall'accordo tra Governo e Anci, fatta propria dall'Anci regionale e
condivisa dalla giunta Pigliaru.

Ospitare i migranti a piccoli gruppi
nei Comuni consentirebbe di ridistribuire un peso che grava
attualmente sulle grandi città, evitando le strutture "lager" e
favorendo una reale integrazione dei richiedenti asilo all'interno
delle comunità. Il percorso va però molto a rilento, più di quanto ci
si aspettasse. Attualmente sono appena 9 i centri Sprar aperti in
Sardegna, che ospitano complessivamente 200 persone. Numerosi Comuni
hanno presentato progetti e richieste di adesione ma l'iter è lungo. E
con nuovi sbarchi alle porte non si può perdere tempo.

Il governo: pochi soldi utilizzati. L'assessore Balzarini: investiti 200 milioni
Dopo l'impulso dato da Maninchedda avviati oltre 150 interventi nell'isola
I fondi per l'alluvione Regione: noi spendiamo

di Luca Rojch
SASSARIIl mare di fango che ingoia vite e devasta tutto quello che
incontra. Le immagini che rimbalzano dalla Toscana sono come un
flashback. Un ritorno al 18 novembre 2013. Livorno come Olbia. Stessa
impreparazione, stessa impotenza, davanti alla furia delle acque. E
l'ultima emergenza si impasta di polemiche. Il governo accusa le
Regioni di non spendere le risorse, il deputato Pd Ermete Realacci
accusa il sindaco di Olbia di immobilismo. Le polemiche dalla penisola
rotolano fino in Sardegna. «I soldi ci sono, ma non vengono spesi»,
accusano dal Governo. «Non è proprio così - spiega l'assessore ai
Lavori pubblici Edoardo Balzarini -.

Le risorse vengono investite, gli
appalti sono già partiti, alcune situazioni sono già state risolte».
L'assessore rapido fa un elenco dei soldi finanziati e di quelli già
spesi.I soldi. La Regione ha già impegnato 60 milioni per scoperchiare
e cancellare i canali tombati. «Sono uno dei pericoli maggiori -
spiega Balzarini -, alcuni sono già stati eliminati. Altri vengono
cancellati». 100 milioni per la manutenzione delle dighe, altri 100
milioni per la cura degli alvei dei fiumi. «E non vanno dimenticati i
15 milioni stanziati per la pulizia di fiumi e canali in tutta la
Sardegna». Pericolo Olbia. Il conto totale degli interventi in atto
finanziati dalla Regione è di quasi 200 milioni di euro e riguarda un
centinaio di Comuni. «Perché per prima cosa voglio dire che tutti i
centri abitati possono essere in pericolo. Non basta fare le opere di
protezione passiva, si deve pensare anche a quelle di protezione
attiva - spiega Balzarini -.

Non basta costruire muraglie per
proteggere le nostre città, serve una coscienza nel costruire, serve
una attenzione dei residenti e una grande attività della protezione
civile». Ma non in tutte le zone si procede alla stessa velocità. «A
Capoterra e Bitti portiamo avanti i lavori di messa in sicurezza
rapidamente - continua Balzarini -, c'è un dialogo con le popolazioni
e le amministrazioni. L'unica cosa che ci rallenta sono le lungaggini
burocratiche. Per esempio a Capoterra aspettiamo la valutazione di
impatto ambientale sul secondo lotto. A Olbia la situazione è diversa.
Là abbiamo l'opposizione dell'amministrazione comunale che rallenta la
realizzazione delle opere. Anche se le portiamo avanti. Certo vista la
situazione nessuno può restare tranquillo».

L'eredità Maninchedda.
Balzarini porta avanti il lavoro iniziato dall'ex assessore Paolo
Maninchedda, che sotto la sua direzione aveva dato una forte
accelerata al piano di interventi contro il dissesto idrogeologico. A
dire il vero prima dell'arrivo della giunta Pigliaru l'attenzione sul
rischio alluvioni e sui pericoli del dissesto del territorio non
esisteva. Maninchedda è riuscito ad avviare la macchina, a trovare le
risorse, e non si è fermato neanche davanti alla resistenza del
sindaco di Olbia Settimo Nizzi che ha tentato di contrastare
l'attuazione del Piano Mancini, già approvato e finanziato. Nizzi ha
opposto un teorico, e mai realizzato, piano alternativo. Maninchedda
ha commissariato gli uffici e ha fatto andare avanti il piano con le
prime demolizioni di alcuni tappi dei canali di Olbia, opere già
realizzate.Gli interventi. Ma Olbia è solo un esempio degli oltre 150
interventi che la Regione porta avanti in tutta la Sardegna. Per
mettere in sicurezza il Rio San Giovanni ad Arzachena ha investito
quasi 8 milioni di euro. Per la difesa idraulica di Bosa 5 milioni.
Per rifare un ponte a Budoni 1,2 milioni.

Ma ci si sbaglia se si crede
che gli unici a rischio siano i comuni costieri e gli unici interventi
siano quelli sui centri colpiti dall'alluvione. Nell'elenco della
Regione ci sono anche Orgosolo, Oliena, Padru, Lodè, Illorai, Bottida,
Gadoni, Burgos, Carbonia, Escalaplano, Borore, solo per citarne
alcuni. Quindi anche centri lontani dalla costa, ma in cui in questi
decenni si è costruito senza un reale criterio urbanistico. Si sono
impilati blocchetti anche in zone ad alto rischio idrogeologico. È
stato fatto un calcolo. Per mettere in sicurezza tutta la Sardegna
servirebbero 1,2 miliardi di euro. L'80 per cento dei comuni sardi è a
rischio alluvione, con un territorio interessato di oltre 150mila
ettari e 58 corsi d'acqua che vengono monitorati perché fanno parte
dei fattori di rischio. Il caso Sardegna. Nell'isola esiste un forte
rischio idrogeologico, ma la Regione è attiva per ridurlo. I soldi
spesi vanno molto oltre i 100 milioni di euro ipotizzati dal governo
per tutte le aree a rischio in Italia. Gli interventi e le risorse
stanziate vanno in quella direzione. Ma i lavori fatti fino a oggi non
possono escludere ancora il pericolo per una larga fetta della
popolazione nelle zone a maggiore rischio.

La nomina: Chicco Porcu amministratore dell'Arst

CAGLIARIOra è ufficiale: Chicco Porcu è il nuovo amministratore unico
dell'Arst. L'ex consigliere regionale del Pd è stato nominato dalla
Giunta, su proposta della Presidenza e in accordo con l'assessore dei
Trasporti Carlo Careddu. Porcu prende il posto del dimissionario
Franco Marras, presidente delle Acli, già capo di gabinetto dell'ex
assessore dei Trasporti Massimo Deiana. La nomina di Porcu rientra
nelle "manovre" di assestamento all'interno delle correnti del Pd. Un
riequilibrio degli incarichi di vertice, dopo che l'ex assessore
Massimo Deiana - appartenente all'area Cabras-Fadda - era stato
nominato presidente dell'Autorità portuale regionale e il suo posto in
giunta era stato assegnato a Carlo Careddu, espressione della medesima
corrente così come l'ex amministratore dell'Arst Franco Marras, ora
sostituito dal renziano doc Chicco Porcu. Il quale è indagato
nell'inchiesta-bis sui fondi ai gruppi del consiglio regionale e
rischia di essere rinviato a giudizio per peculato aggravato.

Locci (Fi) lascia il Consiglio Al suo posto Dessì (PdS)

CAGLIARIIl sindaco di Sant'Antioco Ignazio Locci si è dimesso dalla
carica di consigliere regionale. Lo ha comunicato lo stesso esponente
di Forza Italia con una lettera indirizzata all'Ufficio di presidenza
dell'aula e con un post su Facebook. Al suo posto subentra Paolo
Dessì, primo dei non eletti in Forza Italia nella circoscrizione
Carbonia-Iglesias ma ora vicino al Partito dei Sardi di Paolo
Maninchedda, anche se per adesso non si è iscritto al gruppo del Pds.
Il suo ingresso rafforzerà così la maggioranza che sostiene Pigliaru,
mentre toglie un voto all'opposizione di centrodestra. Locci, che era
anche vicepresidente del Consiglio regionale e la carica dovrà essere
coperta, è diventato primo cittadino il 12 giugno. Da allora si è
trovato al centro di un'eccezione di incompatibilità dovuta a una
norma dello Statuto che non prevede il doppio incarico di consigliere
regionale e sindaco di un Comune oltre i diecimila abitanti, com'è il
caso di Sant'Antioco. Subito dopo le dimissioni di Locci, Dessì ha
giurato nell'aula del Consiglio regionale.

L'uscita dall'aula del capogruppo Mimmo Pirisi ha dato un assist al sindaco
Ma la resa dei conti nel partito è solo rimandata: se ne parlerà al congresso
Il salvataggio di Bruno
figlio della regia del Pd

ALGHERO«In barba alla normativa vigente, l'azienda speciale Parco
naturale regionale di Porto Conte ha un consiglio di amministrazione
composto sin dalla sua nomina da soli uomini». Lo sostiene il gruppo
consiliare di Forza Italia. Secondo Maurizio Pirisi, Nunzio Camerada e
Michele Pais, «tutte le delibere approvate dal cda del parco
potrebbero essere viziate da cause di annullabilità».La bordata dei
tre esponenti azzurri di via Columbano trasferisce a Casa Gioiosa,
prestigiosa sede del Parco, una polemica già sollevata rispetto alla
gestione del Comune di Alghero. Evidentemente, è la riflessione di
Pirisi, Camerada e Pais, tra l'ironico e il polemico, «le quote rosa
non sono mai piaciute al sindaco Bruno, visto che amministra da oltre
cinque anni senza che la legge sulla parità di genere venga
rispettata, ma quello che sorprende è che succeda anche all'azienda
speciale del Parco». Quasi prevenendo un'eventuale replica, il gruppo
di Forza Italia afferma che «anche qui il segretario e il sindaco ci
racconteranno la favoletta della regolarità perché lui non ha revocato
nessuno e che i precedenti si sono dimessi?». Tesi insostenibile,
ritengono.Ma quello delle quote rosa non è il solo problema. «Nel cda
manca una donna, e l'organismo che controlla l'aspetto contabile è
scaduto da anni - insistono i tre consiglieri di opposizione - ma il
sindaco conosce lo statuto? Lo sa che i revisori dei conti cessano
dalla carica con lo scioglimento del consiglio comunale e rimangono in
proroga solo sino all'insediamento del nuovo consiglio? Perchè nel
2014 o dal 2014 non si è proceduto all'elezione del nuovo collegio?».

Tutto questo, concludono, «senza considerare che, vista la situazione
numerica, ormai anche l'assemblea del Parco non si riunisce da mesi e
manca totalmente una linea politica progettuale». (g.m.s.) di Gian
Mario SiaswALGHEROPartendo dai fatti è tutto più semplice: due sere fa
il consiglio comunale di Alghero ha approvato il bilancio consuntivo
del 2016, per il quale era stato diffidato a procedere entro ieri.
L'ok ha scongiurato il commissariamento: Mario Bruno può restare alla
guida dell'amministrazione comunale. La maggioranza si è presentata in
aula in inferiorità numerica: 11 compreso il sindaco e il presidente
del consiglio comunale, Matteo Tedde. L'opposizione, rimpinguata di
recente dagli innesti degli Udc Alessandro Loi e Donatella Marino, si
è presentata in maggioranza. Dall'aula era assente la sola Linda
Oggiano, che vive a Roma, preferisce non parlare, partecipa poco ai
consigli comunali e a seconda di chi riferisce è data pro o contro
Mario Bruno con la stessa certezza. Approvare il bilancio è stato
possibile perché Alessandro Nasone ha votato a favore.

Eletto con
l'Upc, partito in maggioranza e passato all'opposizione, avantieri
Nasone è tornato in maggioranza, ma ha chiesto che la sua apertura di
credito sia la premessa per costruire una nuova fase. Il suo
"sacrificio" non sarebbe bastato, perciò alla causa del nuovo
centrosinistra algherese ancora da inventare si è "immolato" anche
Mimmo Pirisi. Il capogruppo del Pd in consiglio comunale, dopo una
premessa estremamente critica nei confronti del sindaco e degli ex
compagni di partito, accusati di aver distrutto dentro e fuori da via
Mazzini quanto fatto insieme sino a tre anni fa, al momento del voto
ha abbandonato l'aula e ha chiesto le dimissioni del sindaco. Che non
arriveranno, ovviamente. Insomma, sempre per rimanere ai fatti,
l'approvazione è stata possibile grazie alla regia del Partito
democratico, a tutti i livelli. Perché nel senso più esteso del
termine, che dovrà poi essere certificato dal congresso cittadino
fissato per ottobre, sono del Pd tutti i protagonisti di due sere fa.
Lo è Mario Bruno, lo è Mimmo Pirisi, lo è Alessandro Nasone e lo è
Enrico Daga. A lui, in questa complicata divisione dei compiti tutta
interna al partito, è toccata la parte meno ingrata: quella di votare
no, confermando la propria ostilità al sindaco, alla sua maggioranza e
alla sua attività amministrativa.

Ufficialmente, è la posizione del
partito, l'ha detto chiaramente alcuni giorni fa anche il segretario
regionale Giuseppe Luigi Cucca. Peccato che di Pd, in Sardegna, ce ne
siano da sempre almeno due, quello di chi sta con Renato Soru e quello
di chi è contro Renato Soru. Alghero non si distingue. Ora la città si
chiede chi abbia vinto questo braccio di ferro democratico. Bruno, che
resta in sella grazie al supporto del partito, o Enrico Daga, che ha
costretto la segreteria regionale a legittimare pubblicamente una
posizione ostile al sindaco e all'amministrazione? Per scoprirlo
veramente, si dovrà attendere sino al congresso democratico cittadino,
in calendario a ottobre, insieme a quello provinciale. Tutte le anime
democratiche algheresi, che sono in aumento, dovranno vedersi e
parlarsi. Anche perché poi seguiranno le elezioni politiche in
primavera, e a inizio 2019 ci saranno quelle regionali, e dopo qualche
mese le amministrative. Per ora, forse, non ha vinto nessuno.

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Federico Marini
skype: federico1970ca



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