mercoledì 20 settembre 2017

Rassegna stampa 20 Settembre 2017

Unione Sarda

QUARTU - MOLENTARGIUS. La discarica di Su Idanu Il fuoco “cammina” dal 14 luglio un metro sottoterra

Il fuoco cammina . Va e viene, si infila sottoterra alimentato dai rifiuti per poi risalire in superficie ed esplodere con i suoi pennacchi di fumo carichi di veleni, di diossina. L'inferno di Su Idanu - come ormai lo chiamano dalle parti di via Bizet e via Marconi - è una bomba ecologica custodita nel parco di Molentargius un metro sottoterra.

Sono bastati quattro colpi di zappa per far riemergere lo sconcio. Uno spicchio di verità di quel mistero sotterraneo che deve ancora emergere nella sua interezza e complessità, svelato solo in parte dal fuoco che da parecchi giorni (troppi per la salute dei cittadini) cova nel sottosuolo e dal fumo che rende l'aria irrespirabile e la vita impossibile a chi risiede nei palazzi intorno alla discarica dei veleni. Plastica, pneumatici, fusti e chissà cos'altro giace nella “lettiera” di Molentargius, che i più informati farebbero risalire addirittura agli anni Settanta, quando gettar via rifiuti (anche sulle sponde di uno stagno) era pratica quotidiana e l'ecologismo materia per pochi.

L'EMERGENZA Storia del passato? Non proprio se si pensa che il parco regionale di Molentargius la sua cornice di spazzatura la custodisce eccome. Discariche diffuse, ormai perenni, di laterizi e pneumatici, elettrodomestici e onduline di eternit. Ma anche materiali organici, diventati (nel caso della discarica sommersa di Su Idanu-Santo Stefano) il carburante per un'autocombustione senza fine.

I FUOCHI Era il 14 luglio quando le fiamme aggredirono il canneto che nascondeva il sarcofago dei rifiuti. Spente le fiamme, bonificata l'area, il calore si infilò sotto terra camminando veloce nei solchi lasciati dai rizomi delle canne, raggiungendo l'immondezzaio coperto dalla terra, da uno strato di fanghiglia che si asciuga e si inumidisce. Ebbene, altri fuochi, altri incendi quest'estate hanno attraversato questa fetta di parco. Fino all'ultimo rogo di questi giorni, probabilmente generato proprio da quella combustione nascosta esplosa all'esterno con il suo carico di fumi inquinanti. Ma fu proprio il grande rogo di metà luglio e le successive operazioni di bonifica a rivelare l'inferno. Della presenza dei rifiuti la Forestale informò la direzione del Parco. Non pensando che la vera denuncia potesse arrivare dal fuoco e dal fumo di questi giorni.

LE DENUNCE Ieri l'associazione per il Parco del Molentargius ha chiesto l'immediata bonifica dell'area. «Interventi importanti vennero fatti in passato da Ramsar, ma questa discarica non era stata individuata. Così come altre situazioni critiche sono emerse negli ultimi incendi di via Fiume», spiega il presidente Vincenzo Tiana. E il Gruppo d'Intervento giuridico onlus ha inoltrato una segnalazione alla Procura, al Consorzio di gestione del parco, alla Forestale e ai carabinieri del Noe: «In attesa di rapida bonifica e accertamenti sulle responsabilità dell'inquinamento, rimane una considerazione: davanti a disastri ambientali e sanitari come questi appare singolare insistere su un “parco-minestrone” comprendente Molentargius, le Saline, Santa Gilla e la Sella del Diavolo. Manca la normale gestione e l'ordinaria tutela ambientale e c'è chi vorrebbe realizzare l'ennesimo carrozzone inefficiente e dispendioso».

Andrea Piras

La Nuova

Tre le richieste del partito: «Se non saranno accolte, voteremo no alla riforma»
Sanità, l'ultimatum del Pds fa traballare la maggioranza

Non più con le carte coperte, sulla sanità che traballa e vive
nell'attesa di una riorganizzazione degli ospedali sempre più in
bilico, il Partito dei sardi ha scelto il confronto (o scontro?) in
maggioranza senza rete. Con un documento pubblico, la direzione
nazionale del Pds ha dato mandato ai suoi cinque consiglieri
regionali, ma presto potrebbero diventare sei, di votare contro se non
saranno accolte tre richieste di correzione.

Dopo averle messe con
forza sul tavolo della commissione sanità, insieme ad altre ma solo
alcune sono state accolte, dopo averlo scritto che la nuova mappa
com'è stata licenziata non può essere accettata e neanche discussa in
aula, il Partito dei sardi ora ha dettato le condizioni per evitare lo
strappo. Con una premessa, scritta nella prima pagina del documento,
«le nostre richieste sono di sostanza e hanno come solo obiettivo
quello di costruire un sistema sanitario equo, ben distribuito sul
territorio, efficiente e che non dovrà generare altro debito. Dunque,
è un obiettivo ben diverso da quello oggi dominate (il riferimento è
al testo approvato dalla commissione e che da martedì dovrebbe essere
discusso in aula) fondato invece su aree urbane sempre più
privilegiate e sempre a discapito di periferie al contrario ancora più
marginalizzate». Fatta questa premessa che di per sé è già una bomba
ad alto potenziale, in sostanza vuol dire «finora avete sbagliato
tutto o quasi tutto», ecco quali sono i punti imprescindibili per il
Pds. Le tre condizioni.

La prima: i pronto soccorso dovranno
funzionare realmente in tutti gli ospedali della nuova Rete, compresi
in quelli più piccoli e periferici, con il «contestuale avvio di
quella che sarà in futuro la gestione delle emergenze-urgenze da parte
dell'Azienda Areus». Cioè - secondo il Pds - dovunque dovrà esserci la
certezza di essere assistiti, medicati e curati. La seconda
condizione: ogni territorio dovrà avere un suo ospedale di comunità,
mentre - sempre stando al documento della direzione - «nell'ultima
bozza ci sarebbero ancora diversi territori scoperti» e allo stesso
tempo «dovranno essere definiti con esattezza (e anche di questo per
il Pds non ci sarebbe traccia) i servizi che dovranno essere garantiti
e attivati negli stessi ospedali di comunità». Ma è fra le righe di
questo secondo punto che s'intuisce un altro attacco frontale alla
giunta o meglio all'assessorato alla sanità: la gestione sbagliata del
percorso della riforma. Perché - come detto più volte dal Pds - «è
stato un clamoroso errore che si siano preoccupati e occupati prima
della rete ospedaliera e non di quella territoriale (cioè della parte
del sistema più a contatto con i cittadini) e soprattutto abbiano
snobbato l'organizzazione della rete dell'emergenza-urgenza che invece
doveva avere la priorità».

Per chiudere infine il documento con la
terza richiesta: «Equa, trasparente ed efficiente dovrà essere anche
la distribuzione delle strutture complesse (sono i primariati negli
ospedali) e se il riconoscimento del secondo livello è stato concesso
in deroga ad alcune strutture deve poter essere esteso ad altre,
perché altrimenti la deroga verrebbe vissuta solo come un privilegio».
Privilegio che, senza scriverlo, per il Pds sarebbe stato concesso
solo agli ospedali di San Gavino e Lanusei, ma non a quelli di
Alghero, Ozieri e Tempio invece esclusi.

In attesa anche di questa
risposta, il Partito dei sardi appare sempre più deciso a non mollare
la presa.Gli effetti. Le previsioni su quanto accadrà oggi nel vertice
di maggioranza, convocato con urgenza, sono quasi impossibili da
immaginare. Sta di fatto che il Partito dei sardi più che essere
salito sul colle dell'Aventino sembra essere a un passo dal saltare il
fossato e passare dall'altra parte della barricata. In altre parole se
anche il dibattito in aula dovesse essere rinviato, è la proposta in
extremis del Pd, oppure addirittura il testo dovesse ritornare in
commissione per essere riscritto, semmai dopo le proposte che domani
arriveranno dai sindaci convocati in Consiglio regionale, comunque non
è sicuro il voto a favore del Pds. Anzi, sembra di capire che potrebbe
essere contrario se la maggioranza non dovesse accogliere almeno una
buona parte delle tre raccomandazioni. E se ci fossero ancora dubbi
sul mandato della direzione ai consiglieri, ecco cosa c'è scritto
nell'ultima pagina del documento: «L'attuale proposta di rete
ospedaliera dovrà essere modificata». Più chiaro di così c'è soltanto
l'inizio di una crisi. Non solo di nervi ma politica (ua)

La consigliera del Cp si unisce ai dissidenti: potrei bocciare diversi articoli
Busia: il testo torni in commissione

CAGLIARI
Oggi, in un vertice di maggioranza convocato d'urgenza, il Pd farà
sapere agli alleati che il rinvio del dibattito sulla riorganizzazione
degli ospedali, è «una condizione indispensabile e necessaria per
andare avanti e portare in porto un altro pezzo importante della
riforma». Quale sarà la risposta di compagni di cordata? È difficile
fare previsioni, ma l'aria sembra tutt'altro che buona per il Pd.

Oltre all'annunciato dissenso del Partito dei sardi e all'ultimatum
dei tre consiglieri regionali di Articolo 1-Mdp, in questo caso sulla
mancata nomina del direttore generale dell'Azienda per le
emergenze-urgenze, l'Areus, a mettersi di traverso potrebbe essere
anche Anna Maria Busia del Campo progressista-Cd. Lo si è capito dopo
questa sua dichiarazione: «Al vertice di maggioranza non chiederò un
semplice rinvio di qualche settimana, ma che il testo della legge
ritorni in commissione per essere riscritto dopo l'incontro di giovedì
con i sindaci. Solo allora potrà ritornare in aula.

 Se invece questa
mia proposta non dovesse essere ascoltata, il mio voto potrebbe essere
contrario su molti articoli». Il fronte del no o del quasi no interno
alla maggioranza continua di fatto a ingrossarsi giorno dopo giorno e
per l'opposizione di centrodestra quanto sta accadendo sull'altro
fronte è una pacchia. Non a caso i partiti di minoranza sono scesi
subito in campo. I Riformatori, col capogruppo Attilio Dedoni, hanno
fatto sapere di essere contrari a qualunque rinvio. «Non riusciranno a
imbavagliarci - ha scritto - e a coprire il loro conflitti interni con
il giochetto delle date che cambiano all'ultimo momento». Anche per il
vicepresidente della commissione sanità del Consiglio regionale,
Edoardo Tocco di Fi, «il centrosinistra s'è ormai svegliato troppo
tardi». Secondo la sua ricostruzione, «per mesi interi - ha detto - la
maggioranza si è schierata con l'assessore, ma alla fine s'è dovuta
arrendere di fronte all'evidenza.

Questa: la riorganizzazione degli
ospedali, così come l'hanno pensata e votata, non piace a nessuno».
Per Tocco «la retromarcia decisa dalla maggioranza va bene solo perché
eviterà ai sardi d'ingoiare un testo bocciato da tutti: sindacati,
medici, cittadini e anche da diversi consiglieri della maggioranza. Il
centrosinistra che torna indietro è in effetti una buona notizia, ma
siamo di fronte a una Caporetto politica». Intanto per oggi Paolo
Truzzu, Fdi-An, e Stefano Tunis, Fi, hanno annunciato un libro bianco
sugli ultimi bilanci delle Asl e dell'Ats: «Dimostreremo che finora la
giunta ha nascosto la verità sui costi e che in due anni il piano di
rientro è stato un fallimento».


Unione Sarda


Monteponi, la terra brucia ancora

La terra brucia ancora. E attorno alle case di Monteponi, nella
distesa annerita dall'incendio che il 26 giugno scorso ha inghiottito
250 ettari di vegetazione, si levano nuvole di fumo che riportano alla
mente l'avanzare delle fiamme. Succede quasi quotidianamente,
soprattutto all'imbrunire e al mattino presto. Fenomeno strano,
accompagnato dalla forte puzza di bruciato, che alcuni abitanti hanno
segnalato ai vigili del fuoco i quali non hanno mai trovato traccia di
nuovi roghi.

Eppure, a quasi 3 mesi dal maxi incendio che ha terrorizzato Iglesias,
le nuvole di fumo continuano a vedersi. «Succede spesso - conferma un
residente, Antonio Cossu - a seconda del vento e del tasso di umidità,
è più evidente e accompagnato dall'odore di bruciato». Nel suo rione,
quello chiamato “case degli impiegati”, il fumo arriva dalla parte
sottostante, accanto alla strada che conduce a Villa Bellavista. Il
fumo si nota anche da via Vivaldi, nella parte che va verso l'ex
polveriera. «Ho chiesto spesso l'intervento dei vigili del fuoco»,
racconta Valentina Pistis, che abita in una delle case lambite dal
rogo di giugno.

A dare una spiegazione è Luciano Ottelli, geologo di grande esperienza
in campo minerario che subito rassicura: «Non siamo in presenza, come
accade a Carbonia, di fenomeni di autocombustione. Ritengo si tratti,
piuttosto, di radici non completamente spente che, nonostante siano
passate molte settimane dall'incendio, continuano a bruciare».
Un'altra spiegazione può arrivare dalla presenza dei fornelli: «Nelle
zone di miniera sono numerosi perché servivano per il getto di
materiale o per il passaggio del personale, ma anche per la
ventilazione». Proprio questa loro funzione determina la fuoriuscita
di quello che può sembrare fumo, ma in realtà è vapore. In entrambi i
casi si tratta di fenomeni del tutto normali».
Cinzia Simbula

NUORO. Dopo che il Tar Sardegna ha annullato la gara per la gestione
dei servizi sanitari. Project, la Regione garante
L'assessore: verranno salvaguardati i lavoratori e le attività

Cronaca di un annullamento annunciato. Il project financing di Nuoro
da oltre un miliardo di euro che affidava numerosi servizi della
sanità nuorese a un raggruppamento di società private, vacillava da
tempo. La sentenza del Tar non ha fatto altro che ribadire quanto
avevano già detto nel 2011, sul contratto, gli stessi giudici
amministrativi. In quel pronunciamento, il tribunale amministrativo
aveva dichiarato «nullo per illiceità della causa» il project di
Nuoro. Il pronunciamento di lunedì non mette fine alla storia, ma apre
al ricorso della società di progetto al Consiglio di Stato (che sulla
prima sentenza non è mai entrato nel merito perché i ricorsi erano
stati ritirati).

Mentre la Regione tranquillizza: il direttore
dell'Ats Fulvio Moirano e l'assessore alla sanità Luigi Arru affermano
di essere pronti a farsi carico del personale, centinaia di
dipendenti, nonché del vuoto lasciato dal contratto. Duri i sindacati.
Fulvia Murru della Uil-Fp attacca: «Da tempo avevamo segnalato
irregolarità e poca chiarezza. Non vorremmo che ora a pagare le scelte
scellerate della politica siano i lavoratori».

LA STORIA Il project nasce nel 2007 con la Giunta di Renato Soru.
Obiettivo, costruire il terzo polo sanitario al centro dell'Isola. Il
bando di gara dell'agosto 2007 prevede l'affidamento dei lavori di
ristrutturazione e completamento dei presidi ospedalieri San Francesco
di Nuoro, Cesare Zonchello di Nuoro, San Camillo di Sorgono e dei
presidi sanitari distrettuali di Macomer e Siniscola, oltre a servizi
e fornitura e manutenzione delle relative attrezzature sanitarie, la
gestione del servizio di assistenza domiciliare, infermieristica e
riabilitativa. L'affidamento nel marzo 2008 alla Cofatech Servizi,
capogruppo di un'associazione di imprese.

A luglio nasce la società di
progetto Polo sanitario Sardegna Centrale. Nel 2009, e poi ancora nel
2014, con la Giunta guidata da Ugo Cappellacci, si modifica due volte
il contratto: l'atto aggiuntivo numero 2 stravolge tutto e - si legge
nella sentenza - «modifica il rapporto concessorio in termini, sotto
diversi aspetti, più favorevoli al concessionario». Nel 2015, il
commissario dell'Asl Mario Palermo (Giunta Pigliaru) inizia
l'operazione di revisione della spesa dal project. Si affida anche
all'Anac e l'Unità tecnica Finanza di Progetto, della presidenza del
Consiglio dei ministri. Il parere è negativo. Quel project «in frode
alla legge» scarica il rischio sul pubblico, sentenziano. Parere che
pesa come un macigno, ma si cerca una via d'uscita. Ora la sentenza
che fa scorrere i titoli di coda.

L'EX COMMISSARIO «Ho fatto quello che il mio ruolo mi chiedeva con la
massima serenità, trasparenza e neutralità - dice l'ex commissario
Mario Palermo -. Nessuno ha mai voluto chiudere il project, ma sono
soddisfatto se il mio impegno ha contribuito al risparmio di soldi
pubblici». Milioni. Soldi fino allora spesi senza batter ciglio. Come
sono nati i dubbi sul project? «È semplice - racconta - dopo quindici
giorni da commissario mi sono state presentate delle fatture, ho
controllato se avessero una contropartita, sono sorti subito dubbi.
Abbiamo tentato disperatamente di salvare il project quando l'Anac ci
aveva dato la possibilità, poi non abbiamo avuto più interlocutori».
La dirigenza e una classe politica «che avevano il compito di
vigilanza e controllo si assumano la responsabilità del fallimento»,
ribatte Fulvia Murru della Uil-Fp.

IL CONTRATTO Il padre del project di Nuoro, Franco Mariano Mulas,
direttore sanitario dell'Asl di allora, oggi non parla: «Nessuna
dichiarazione». Le sue parole in una intervista di due anni fa:
«Abbiamo fatto tutto ciò che dovevamo: due gare internazionali,
validazione di una società internazionale, la Sfirs aveva certificato
il trasferimento del rischio dal pubblico al privato e la congruità
del canone».

LE GARANZIE «La sentenza non sorprende, dal 2015 l'assessorato aveva
chiesto alla Asl di Nuoro di fare chiarezza - dice l'assessore alla
sanità Luigi Arru -. Abbiamo inserito in Finanziaria i fondi per far
fronte alle obbligazioni in essere con la società e all'Ats abbiamo
dato mandato affinché siano assicurati i servizi e salvaguardati i
lavoratori». Soddisfatto il direttore generale dell'Ats Fulvio
Moirano: «Il Tar dà ragione al nostro annullamento - dice -. Siamo
preparati a subentrare nella gestione».
Fabio Ledda

RYANAIR. La compagnia corre ai ripari e cerca di richiamare dalle ferie i piloti
Il caos voli finisce dai Pm. Disagi per i passeggeri sardi: esposto del Codacons

Gli aeroporti di Cagliari e Alghero rimangono fuori - per il momento -
dall'ondata di cancellazioni dei voli Ryanair, ma i disagi per i
passeggeri sardi non mancano. Perché la revisione dei piani di volo in
tutta Europa (oltre 2000 collegamenti eliminati nelle prossime
settimane) ha lasciato a terra chi aveva in programma uno scalo a Orio
al Serio - uno degli aeroporti più colpiti in Italia - o Ciampino.
Enrico Lobina, cagliaritano di 39 anni, doveva raggiungere Porto. «Tra
viaggi di andata e di ritorno ho acquistato quattro biglietti. La
compagnia ha cancellato le tratte Bergamo-Porto, quindi gli altri due,
sulla linea Cagliari-Bergamo, sono inutili. E non mi verranno
rimborsati», racconta. A questo si aggiungono «alberghi prenotati e
ferie già concesse», quindi una vacanza rovinata.

LA FUGA DEI PILOTI Nel frattempo Ryanair cerca di arginare l'emorragia
di piloti, causata dalle nuove regole imposte dall'ente per
l'aviazione irlandese sulla pianificazione delle ferie. Una falla che
si è aperta proprio mentre da mesi sarebbe in corso una vera e propria
fuga degli equipaggi verso le compagnie concorrenti, in particolare la
Norwegian. Sarebbero 140 i comandanti che hanno lasciato la compagnia
di Michael O'Leary. Per alcune fonti potrebbero essere ancora di più.
Ecco perché nelle ultime ore Ryanair ha offerto ai suoi piloti bonus
fino a 12mila euro per la rinunciare alle ferie, in modo da
fronteggiare l'emergenza.

L'ESPOSTO Ieri il Codacons ha annunciato la presentazione di un
esposto alla procura della Repubblica di Cagliari (insieme a quelle di
Roma, Bergamo e Bari) «affinché sia fatta luce sul comportamento della
compagnia aerea sotto il profilo penale, e perché siano pienamente
tutelati i diritti dei passeggeri», ha detto il presidente Carlo
Rienzi, «visto che numerosi passeggeri ci stanno contattando per
denunciare disagi enormi e danni economici non indifferenti causati
dalla cancellazione del proprio volo a ridosso delle date di partenza».

Ryanair rischia di dover risarcire 35 milioni di euro ai viaggiatori.
«I passeggeri coinvolti possono avere diritto a un rimborso fino a 400
euro a prescindere dal prezzo del biglietto, se la compagnia aerea ha
fornito meno di 14 giorni di preavviso», dice Lorenzo Asuni, manager di AirHelp.

L'INTERROGAZIONE Intanto l'europarlamentare di Forza Italia Stefano
Maullu ha presentato un'interrogazione indirizzata alla Commissione
europea sullo stato della continuità territoriale, che di recente
sarebbe stata «gravemente compromessa» dagli scioperi dei controllori
di volo. Il sistema sardo di collegamenti aerei potrebbe non essere
sufficiente «a garantire la piena attuazione del principio di coesione
economica». Per questo potrebbero esserci le condizioni per «aprire
una procedura di infrazione nei confronti dell'Italia per presunta
violazione del diritto dell'Ue». (m. r.)

COMUNE. Tensioni per il ritorno in Consiglio della delibera sul
bilancio consuntivo Il Pd: «La Regione nomini subito un commissario»

«Il segretario comunale ci ha comunicato che la delibera per
l'approvazione del Rendiconto dovrà tornare in Aula: a questo punto
spetta alla Regione rendersi conto della gravità della situazione e
mandare un commissario a Quartu». Il capogruppo del Pd Marco Piras
svela gli sviluppi del pasticcio sul bilancio consuntivo. Il Pd e il
M5S hanno sollecitato l'intervento dell'assessorato regionale agli
Enti locali sostenendo che la maggioranza stava sbagliando ad
approvare i conti del 2016 senza avere tutti i numeri necessari, ma la
squadra di Delunas è andata avanti.

Dalla Regione hanno però chiesto chiarimenti urgenti evidenziando che
se quanto denunciato dai consiglieri di minoranza fosse stato vero la
seduta sarebbe stata da annullare. Dal Comune trapela solo che questa
comunicazione è arrivata via Pec ed è stata ricevuta solo lunedì e che
nel giro di un paio di giorni arriverà una risposta. Ma ieri mattina
in Comune è stato già annunciato che sarà tutto da rifare. A nulla era
servita la mediazione del capogruppo del Pd Marco Piras prima che
cominciasse la seduta dell'8 settembre. «Con la posta elettronica
certificata avevo scritto al segretario comunale, al presidente del
Consiglio, all'assessore regionale agli Enti locali e al prefetto per
metterli in guardia. Citando il regolamento e le sentenze, si stava
portando avanti un atto illegale - spiega Piras - approvare un
documento finanziario con meno della metà dei consiglieri era fuori da
ogni logica democratica. Ma in Aula sono andati avanti con presunzione
e incapacità».

La minoranza non ha partecipato alla votazione e la maggioranza, con
numeri risicati, ha portato a casa il Rendiconto ma a quel punto anche
il capogruppo M5S ha presentato un esposto all'assessorato agli Enti
locali. Dopo l'approvazione e le segnalazioni, dalla Regione hanno
chiesto chiarimenti, lasciando intendere che la sorte di quella seduta
era già segnata e ieri sarebbe arrivata la conferma che il Consuntivo
dovrà tornare in Aula.
«Le responsabilità maggiori sono del segretario, ma ha gravi colpe
anche il presidente del Consiglio, che dovrebbe essere garante
dell'Aula», attacca Marco Piras «La Regione aveva fissato un ultimatum
per l'approvazione del bilancio consuntivo ed è scaduto da tempo: è
ora di mandare tutti a casa e chiamare un commissario». Ci sono stati
molti momenti delicati, ma secondo gli esponenti dell'opposizione le
sorti della Giunta Delunas non sono mai state così appese a un filo.
«La Regione avrebbe dovuto farlo prima - conclude Piras - non sono in
grado di governare un'Aula, figuriamoci la terza città della
Sardegna».
Marcello Zasso

La Nuova

«Vi mangerei solo per il gusto di vomitarvi», attacca davanti all'Hotel Forum
La Fnsi: «Provoca nausea anche a digiuno». Gli ortodossi sul piede di guerra
Alta tensione nel M5s Grillo contro i cronisti

di Francesca Chiri
ROMA
È un Grillo furibondo quello che lascia Roma dopo aver assistito dalla
sua stanza in hotel, quasi impotente, alla bagarre scatenata
dall'indizione delle primarie per la scelta del candidato premier. È
furioso e anche un po' demoralizzato perché resta lui il parafulmine
dei veleni che corrono dentro il Movimento. È incredulo per il
comportamento degli ortodossi, e soprattutto per la presa di distanze
di Roberto Fico. «Le primarie erano aperte a tutti, perché non si è
candidato? Chi glielo ha impedito?» è il ragionamento del garante. Ed
è disgustato per gli attacchi della stampa. «Io vi mangerei soltanto
per il gusto di vomitarvi, voi siete i principi del pettegolezzo»,
attacca i cronisti che lo attendono fuori dall'hotel. È esterrefatto
del trattamento che il M5s ha ricevuto nonostante la proclamazione di
primarie aperte a tutti.

«Per i giornali ogni scusa è buona per
parlare male del M5s e in queste ore discettano sulla qualità del voto
per la candidatura a premier del M5s» attacca il suo blog di prima
mattina prendendosela con i «giornali di regime» che «volevano delle
primarie fiction come quelle del Pd o di altri partiti». Agli attacchi
del leader del M5s replica il segretario della Federazione nazionale
della Stampa, Raffaele Lorusso: «Parafrasando il suo delirio, Beppe
Grillo provoca nausea anche a digiuno. Non fa più ridere nessuno e
quindi non può che ricorrere al linguaggio dell'odio e dell'insulto».
Il garante del movimento, intanto, continua a non digerire i continui
attacchi al lavoro della giunta Raggi. Tra i pochi che ha incontrato
nella due giorni romana ci sono l'assessora all'Ambiente, Pinuccia
Montanari, e quello alle Partecipate Massimo Colomban. Poi si sfoga
con i cronisti.

«Ci sono dirigenti che lavorano per i partiti e non
per il bene comune, dovremmo fare un assessore alle trappole, andate a
vedere il lavoro che stanno facendo i nostri, andate a vedere il
lavoro che stanno facendo all'Ama». E nel giorno in cui, come se non
bastasse, il tribunale di Palermo sospende le Regionarie in Sicilia,
vede anche uno dei suoi legali, l'avvocato Andrea Ciannavei. Ma l'eco
dell'ira di Grillo, che non ha ricevuto neppure un parlamentare
durante il suo soggiorno, arriva comunque a Montecitorio. Il segno è
stato passato: da ora in avanti sarà linea dura con i dissidenti. Si
vedrà ora cosa farà Roberto Fico, atteso a Rimini per Italia 5Stelle
dove dovrebbe fare il suo intervento venerdì. Lo scorso anno il
presidente della Vigilanza Rai, a sua volta accusato dall'ala dei
pragmatici, che sembra rinfoltirsi sempre di più, di non aver «dato il
meglio di sé» nel ruolo ricoperto, stupì tutti per il suo veemente
appello contro la deriva «vip» nel MoVimento.

Ma anche Luigi Di Maio,
che ieri a Napoli, in segno di devozione, ha baciato l'ampolla che
contiene il sangue di San Gennaro e oggi riprenderà il tour elettorale
in Sicilia, dovrà fare la sua parte. I pontieri che stanno provando a
ricucire la frattura interna al Movimento chiedono uno sforzo anche a
lui: per troppo tempo, si lamenta qualche parlamentare, sì è dedicato
quasi unicamente alla sua campagna elettorale, tralasciando il lavoro
svolto nelle Camere. Serpeggia invece un certo malcontento per le
primarie: la rosa dei candidati proposti, viene notato, poteva essere
curata meglio.

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Federico Marini
skype: federico1970ca


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