giovedì 21 settembre 2017

Rassegna stampa 21 Settembre 2017

La Nuova

Bruciano i rifiuti: aria irrespirabile tra i banchi del mercato all'aperto. Tra la cenere e il fumo del parco avvelenato.

Dimenticate la terra, qui è rimasta solo la cenere: nera, putrida, che ribolle tra i mozziconi di canne, soffiata dal vento insieme a un tanfo acre che toglie il respiro. Dimenticate l'acqua limpida che scorre al confine del parco, nel letto del torrente c'è una poltiglia verde e immobile, fatta di plastica e fango, con spuntoni di ferro che salgono oltre le siepi. È quello che resta dopo giorni di incendi senza fiamme, con i rifiuti accumulati negli anni che ardono sotto la terra e sprigionano zaffate bollenti di vapore e veleni. Una piaga nel parco di Molentargius. A destra, oltre un muro di rami bruciati, la colonia dei fenicotteri rosa. A sinistra, i palazzi di via Bizet: le finestre sprangate, neppure una maglia stesa sui fili davanti alle facciate marroni.

IL PERCORSO Per capire da dove arrivano la puzza e il calore e vedere la traccia indelebile dei roghi di luglio, basta scavalcare il cancello all'angolo di via Mascagni e seguire il sentiero. Non far caso alla carcassa di un motorino carbonizzato e alle bottiglie di birra esplose sul cemento: dritti verso il punto in cui il celeste del cielo è sempre più chiaro, grigio di fumo e vapore, e l'aria è sempre più calda carica di un odore impossibile da decifrare, una puzza acida, di plastica bruciata o chissaché. Perché in realtà nessuno lo sa cosa bruci sotto la terra del parco in questa spianata circondata da canne spezzate dal vento.

«Abitavo qui negli anni Ottanta e chiunque passasse buttava immondizia in quella zona lì. Me ne sono andato per le zanzare, meglio così». Mario Orrù, 70 anni, allunga il braccio verso il cancello mentre passeggia, ormai ospite, in questa strada dove oggi nessuno si vorrebbe trovare, neppure quelli che davanti a questo pezzetto di parco vivono e lavorano. «Non capisco, chiudono le scuole, ma noi siamo costretti a sopportare tutto questo. Mi bruciano gli occhi e la gola», Cristina Sergi è un'impiegata del Centro lavoro, ha appena lasciato l'ufficio e all'ora di pranzo si avvia verso casa, mentre qualche traversa più in là nel mercato di via Della Musica la merce è rimasta sui banchi.

AL MERCATO Marco Mattana e Simone Locci sono i più sfortunati, il loro banco della Pescheria da Billo è l'ultimo in fondo alla schiera di tende a colori, il più vicino alla terra dei fuochi. «È avanzato il cinquanta per cento del pesce, forse persino di più. Perché molti clienti non sono riusciti ad arrivare per il forte odore e altri erano preoccupati che questo fumo potesse aver rovinato i prodotti». Nonostante gli occhi che pizzicano e la gola che brucia, gli ambulanti hanno tenuto duro per tutta la mattina. Martedì fino all'ultimo istante hanno aspettato che il Comune dicesse loro cosa fare. Nel gruppo whatsapp che li riunisce tutti e 180 un confronto serrato: «Ho già preso 1000 euro di merce, caschi il mondo io sono al lavoro».

LA POLEMICA E infatti poco dopo l'alba si sono trovati come ogni settimana a sistemare pomodori, pesche, meloni, scarpe, cianfrusaglie, gonne colorate appese agli angoli degli ombrelloni. «Abbiamo sopportato i disagi perché dobbiamo lavorare, ma sia chiaro che a noi basta un preavviso di 48 ore per spostarci e a Quartu ci sono molte aree che potrebbero tornare utili - spiega Marco Medda, presidente dell'associazione ambulanti -. Noi dobbiamo tutelare il nostro lavoro ma anche la salute dei nostri clienti, quindi il problema deve essere risolto in tempi brevi».

Tra le due file di bancarelle, le signore più anziane trascinano svelte i carrelli stracolmi, mentre altre accelerano il passo con le buste appese alle braccia. Meglio andar via in fretta. «Non si respira, mi pizzicano gli occhi e mi scoppia la testa. Vede? Ho fatto la spesa tenendo una maglia sulla bocca e sul naso», Miriam Porcu non perde un minuto di più. Nel pomeriggio i commercianti smobilitano i banchi, caricano i furgoni e vanno via dall'uscita di via Giordi. Lontano da quella terra avvelenata e con la speranza che la prossima settimana la nuvola di fumo non sia più qui.

Mariella Careddu




URBANISTICA - Stupefacente la mozione dem contro Martino e Borletti - La leadershipè impalpabile e le elezioni si avvicinanol'opinione di LUCIANO MARROCU

Difficile non essere stupefatti per l'alzata d'ingegno dei consiglieri
regionali del Pd che con una mozione sottoscritta in blocco dal gruppo
hanno accusato di impropria interferenza il soprintendente regionale
per il paesaggio Fausto Martino e la sottosegretaria ai Beni culturali
Ilaria Borletti Buitoni. I due si erano espressi criticamente nei
confronti dell'impianto del disegno di legge sulla legge urbanistica
promosso dalla giunta. Per quanto aspra, ma forse proprio per questo,
la discussione era stata fino ad allora seria e impegnata e se
divisioni c'erano state all'interno del Pd sardo, per una volta non
avevano riguardato gli equilibri di potere all'interno del partito o
l'assegnazione di incarichi ma temi di interesse generale per l'oggi e
per le stesse generazioni future.

La mozione del gruppo dem (firmata
anche da consiglieri che sino ad ora erano sembrati critici nei
confronti del disegno di legge) sposta il dibattito dai temi del
paesaggio e dello sviluppo e punta il dito sullo Stato accentratore,
rappresentato nella circostanza da una istituzione, la Soprintendenza
per il paesaggio, colpevole di essere intervenuta cercando di fare il
suo mestiere, e cioè difendere il paesaggio. Da tutta la vicenda
emerge un Pd in grave difficoltà. Diversamente da quando poco più di
tre anni fa marciava col vento in poppa facendo eleggere Francesco
Pigliaru alla presidenza della Regione, il Pd sardo si presenta oggi
con una leadership impalpabile e una indeterminatezza
politico-strategica logorante. Le elezioni regionali non sono
vicinissime, ma neppure così lontane da rendere irrilevante il fatto
che non ci siano all'orizzonte né un candidato alla presidenza né
possibili alleati. Candidato presidente e alleanze verranno, si sente
dire. Come espressione di un percorso intellegibile ai più, ci si
chiede, o come il prodotto di un accordo raggiunto sul filo di lana in
qualche segreto conclave? È mancata, tra l'altro, quella capacità di
orientare le realtà locali che sola rende un partito qualcosa di più
di un aggregato di comitati elettorali e di interessi personali.

I casi di Sassari, Alghero, Oristano (ognuno con tratti particolari) ci
parlano di un Pd in buona salute sin quando si è trattato di portare
un suo candidato alla vittoria elettorale ma incapace poi di gestire
la vittoria. Proprio nel momento in cui alcune giunte comunali
espresse dal Pd si sono trovate in difficoltà, gli organi di direzione
regionale del partito hanno brillato per la loro assenza, quasi si
prendesse atto senza battere ciglio di una mutazione talmente profonda
del partito da privarlo della sua stessa ragion d'essere.Impressiona
che nel Pd nessuno abbia fornito uno straccio di riflessione su questa
evidente difficoltà. Chi non era direttamente e ferocemente impegnato
nelle contese locali, si è limitato a gettare uno sguardo distratto su
quei sindaci che dopo essere stati eletti uscivano dal partito o su
quei consiglieri comunali stabilmente impegnati a minare la stabilità
delle giunte che avrebbero dovuto sostenere.

I singoli casi sono stati
derubricati a incidenti di percorso, frutto magari di cattiva
comunicazione o di dissapori personali risolvibili portando i
duellanti di fronte a un giudice di pace oppure facendoli sdraiare sul
lettino dello psicanalista. Quanto a ciò che si muove alla sinistra
del Pd, si ha di fronte una realtà che anche in Sardegna è più simile
a un campo di rovine che a un edificio in costruzione. Sel non esiste
più, mentre i suoi esponenti più in vista cercano rifugio in
schieramenti in via di formazione. Tre consiglieri regionali ex Sel
aderiscono all' Mdp di Bersani, il quarto consigliere, in accordo con
il senatore anche lui ex Sel Luciano Uras, ha scelto il Campo
progressista di Pisapia: con una spiccata propensione (in contro
tendenza, per altro, all'ultimo Pisapia) ad avvicinarsi al Pd. Una
sinistra, comunque, che non perde il suo aplomb. Non trovano portavoce
udibili in quest'area critiche che alla sinistra di una volta
sarebbero venute spontanee, nei confronti di qualche infelice
passaggio della giunta, come la nomina di Chicco Porcu ad
amministratore unico dell'Arst (nella stessa logica e con lo stesso
metodo, qualche settimana fa, la nomina di Massimo Deiana, da parte
del governo nazionale alla presidenza dell'Autorità portuale). Nomine
accolte con nonchalance non solo dalla sinistra ma anche da parte dei
Cinque Stelle sardi che, evidentemente, si riservano di usare gli
stessi metodi quando questo Pd avrà consegnato loro le chiavi della
Regione.


Unione Sarda

QUARTU

L'ex pattumiera diventata parco-Quella che era la fogna
dell'hinterland salvata dai fenicotteri e da centoventi miliardi di
lire Per decenni “terra di nessuno” in mano a vandali e bracconieri

Era una fogna a cielo aperto, un fiume di liquami che si riversava nel
paradiso di fenicotteri e cavalieri d'Italia. Ora si scopre che
Molentargius è anche una grande pattumiera, con montagne di rifiuti
tombati: plastica di tutti i generi, mattoni, vetro, cemento,
sanitari, cotton fioc che spuntano come fiorellini degradati nel fango
e chissà cos'altro, se mai si spenderanno soldi per avviare le
bonifiche. Una poltiglia sotto la terra nera e i germogli delle canne
che anche ieri bruciava come una solfatara fumigante e puzzolente, a
cento metri da via Marconi, area quartese, a due passi da magazzini,
case, scuole, una clinica, uno studio dentistico con prato e olivi e
negozi di cineserie. E a 500 dal Bellarosa minore, considerato dai
naturalisti un santuario di biodiversità.Scuola media Porcu chiusa per
fumi e rischi per la salute , recita il cartello all'ingresso
dell'istituto di via Turati, investito in pieno dall'ondata
inquinante.

Con l'incendio del 14 luglio scorso è come se qualcuno avesse fatto
saltare il coperchio al bidone maleodorante e nascosto. E rivelato a
chi forse se n'era dimenticato che questa è stata per decenni una
terra di nessuno. Non solo una discarica a costo zero dell'hinterland,
con licenza di ospitare ogni genere di nefandezza. Ma anche un mondo
dove pascolavano le pecore, si cacciava, si bruciava, si costruivano
case (e ville con piscina e oliveti), abusive dalle fondamenta al
tetto. Così degradato che un consigliere comunale cagliaritano lanciò
la brillante idea di aprire un varco nella spiaggia del Poetto per far
entrare nello specchio d'acqua i motoscafi (il suo, soprattutto) e
ormeggiarli al riparo dalle mareggiate, magari vicino ai genti arrubia
e ai polli sultani: per dire della considerazione di cui godeva
Molentargius anche tra i banchi di palazzo Bacaredda.
Prima di diventare parco regionale sull'onda dell'eccezionale
nidificazione dei fenicotteri nel 1993, che trasformò l'oasi in uno
stagno a luci rosa, il grande bacino tra Cagliari e Quartu era un
malato grave: una fogna che riceveva i liquami dell'hinterland (questa
fu anche la scusa dei Monopoli di Stato per bloccare l'attività delle
saline, purtroppo ferme ancora oggi).

Alla fine degli anni Ottanta
fecero scandalo le condizioni in cui versava la via San Benedetto, nei
pressi di viale Colombo, a due passi dal Poetto: la strada era un
immondezzaio a cielo aperto, disponibile a tutti, senza controlli né
sanzioni. Poi arrivarono i 120 miliardi di lire del ministero
dell'Ambiente, per quei tempi il più colossale investimento in natura
mai fatto in Italia, annunciato dal ministro Ruffolo in un convegno
nel capoluogo. Un'opera imponente. Il Consorzio Ramsar puntò con
decisione a debellare l'inquinamento idraulico, per il risanamento del
terreno si rimandò ad altri interventi. L'istituzione dell'area
protetta ha arginato gli assalti anche se né recinzioni né divieti
bloccano i soliti devastatori. Di recente l'Associazione per il parco
ha sollecitato la Regione a utilizzare per le bonifiche una parte di
quel tesoretto destinato al bacino d'acqua e canne.

Non bisogna dimenticare che Molentargius è un paradiso fragile. Lo
zoologo Helmar Schenk, che ha dedicato una vita allo stagno e lo ha
fatto conoscere nel mondo, ricordava che per avere una buona qualità
ambientale nelle aree più pregiate era necessario gestire bene i
terreni ai margini, dove la città si incontra con il parco. È stato un
buon profeta, a giudicare da quanto accade in questi giorni su quei
2000 metri quadrati individuati dalla Forestale ai margini di via
Marconi, trasformati in terra dei fuochi. È come se la natura
presentasse il conto a distanza di anni, complici il fuoco, le alte
temperature e la siccità che fanno lievitare il calore sotto terra,
provocando la combustione senza fiamme.

Ce ne eravamo dimenticati,
forse perché le canne cresciute in modo abnorme ormai nascondono
tutto, compresi i nostri scarti gettati nel primo angolo libero (da
altre immondizie). Ma evidentemente non hanno potuto occultare quella
specie di solfatara nel cuore del parco che ammorba l'aria di case e
scuole e sprigiona nuvole di veleni.
Lello Caravano


Alcune persone sono finite al pronto soccorso
«Mal di testa, vomiti e febbre»

Passano i giorni e nelle palazzine e nelle case dei quartesi, a poche
centinaia di metri da dove brucia la discarica di Molentargius, la
situazione non migliora. Sono tanti quelli che hanno deciso di
abbandonare le proprie case, in attesa che il problema si risolva, per
non respirare il fumo tossico. Tanti sono quelli che hanno avvertito
malori e che sono finiti anche al pronto soccorso.
L'odore acre e pungente non da tregua da giorni e si susseguono le
segnalazioni di cittadini ai quali il mal di testa non dà tregua, così
come la lacrimazione agli occhi e la tosse. «È una situazione
allucinante», commenta Mauro Pau, poco lontano dalla sua abitazione in
via Della Musica. «Quest'odore è irrespirabile e da giorni ho gli
occhi irritati, lacrimano e ho accusato anche nausea. Ho tutte le
finestre chiuse».

I racconti di cittadini che si sono sentiti male non si contano più.
«Ho gli stessi sintomi da giorni» scrive sui social Marisa Secci. «Mal
di testa, nausea e malessere generale. Si sente fortissimo questo
odore di bruciato» .
E ancora Graziella Lampis, «mio figlio ha avuto mal di testa, vomiti e
persino febbre. Non ne possiamo davvero più». In questi giorni di
maestrale ad avere la peggio sono i residenti di via Della Musica, via
Allegri e persino Pitz'e Serra. Quando cala il vento soffre anche chi
sta più vicino, nelle vie Turati e Bizet. (g. da.)

«La bomba ecologica sarà disinnescata soffocando la discarica»

La bomba ecologica sarà disinnescata con un tappeto di terra. Uno
strato sufficientemente profondo da impedire all'ossigeno di penetrare
e alimentare la brace che cova nel sottosuolo. La soluzione per
impedire alla discarica di Molentargius di emanare fumi tossici è
arrivata ieri al termine di una riunione fiume convocata nel comando
della Polizia locale in viale Colombo a Quartu dal sindaco Stefano
Delunas e alla quale hanno partecipato i rappresentanti di tutti gli
enti interessati.

IL PROGRAMMA Sarà l'ente Parco a stilare il cronoprogramma dei lavori
che dovranno svolgersi in tempi brevissimi per tutelare la salute dei
cittadini, non prima però di avere effettuato delle verifiche e dei
sopralluoghi per definire il percorso delle ruspe che dovranno gettare
la terra, un'operazione che potrebbe rivelarsi difficoltosa a causa
della natura paludosa dell'area. Nel frattempo, restano chiuse le
scuole di via Turati e via Palestrina, presumibilmente fino a lunedì e
comunque - come precisa il sindaco nell'ordinanza firmata ieri - fino
alla conclusione delle operazioni di spegnimento dell'incendio e della
fuoriuscita di fumo.

ESPOSTO IN PROCURA Intanto, anche i genitori dei bimbi che frequentano
le materne di via Allegri, tramite il comitato “No diossina”, ieri
hanno presentato un esposto in Procura, il secondo dopo quello
annunciato dal Gruppo di intervento giuridico. Le mamme e i papà degli
alunni lamentano l'odore insopportabile che arriva nell'istituto e
chiedono tutela per i loro piccoli. Non è escluso che oggi si prendano
provvedimenti a riguardo.

TASK FORCE Alla riunione di ieri insieme al sindaco c'erano gli
assessori e i dirigenti comunali, il comandante della Polizia locale,
Marco Virdis, il presidente dell'istituto comprensivo numero 1,
Vincenzo Pisano, la Protezione civile regionale, l'ente Parco, l'Asl,
l'Arpas e il Corpo forestale. Una task force che ha deciso la
soluzione immediata e tampone, in attesa di una successiva bonifica
della grande discarica nell'area tra il centro per l'impiego in via
Bizet, il market e il distributore di carburante in viale Marconi, a
pochi passi dalla clinica Sant'Elena. Durante il vertice il direttore
del Parco, Claudio Papoff, ha comunicato che - considerata l'urgenza -
attiverà immediatamente la procedura negoziata, senza pubblicazione di
un bando, per individuare la ditta a cui affidare i lavori.

Dovrà essere realizzata una sorta di pista di accesso ai mezzi nella zona
dei fuochi e si dovrà procedere alla fornitura della terra in
collaborazione con i vigili del fuoco, con il Corpo forestale e con
gli altri enti competenti. Lo strato di terra, con l'avvio delle
future operazioni di bonifica della discarica, dovrà poi essere
rimosso. Per i vigili del fuoco il colonnello Giampaolo Lampis ha
confermato la disponibilità di uomini e mezzi per le operazioni di
movimento terra sul posto. Tutte le operazioni avverranno con la
stretta collaborazione del Corpo forestale che ha confermato che
l'elicottero è pronto e interverrà nel caso in cui le fiamme dovessero
colpire la vegetazione. Sono state così definitivamente scartate le
ipotesi emerse nei giorni scorsi come quella di gettare acqua sulla
discarica. Anche la Protezione civile regionale e l'Arpas hanno dato
piena disponibilità.

IL COORDINAMENTO La riunione del Coc (centro operativo comunale) ha
fatto seguito al tavolo tecnico convocato martedì sera in prefettura
su richiesta del sindaco che aveva allertato Arpas e Asl. In
quell'occasione il prefetto aveva incaricato proprio il Coc del
coordimento delle operazioni poiché la discarica ricade nel Comune di
Quartu. Adesso non resta che attendere e sperare che la discarica sia
sepolta il più in fretta possibile.
Giorgia Daga

Il dibattito in Consiglio comunale. Il sindaco Delunas: chi mi diffama
sarà denunciato. La Prefettura: sì a procedure di massima urgenza

«Le procedure per intervenire sulle fumarole sono già partite: da
parte della Prefettura è stata data la massima urgenza per affidare i
lavori senza pubblicazione di bando»: il direttore del Parco di
Molentargius, Claudio Papoff, è intervenuto durante la seduta
straordinaria del Consiglio comunale di Quartu, convocata per parlare
dell'emergenza roghi. La capogruppo dei Riformatori, Marcella Marini,
direttamente coinvolta dal problema delle esalazioni, ha ottenuto che
si facesse chiarezza in Aula per spiegare la situazione ai cittadini.
Il sindaco Stefano Delunas ha spiegato tutti i passi fatti in
Prefettura martedì e ieri, con l'attivazione del Coc (Centro operativo
comunale) per garantire la salute dei cittadini e trovare una
soluzione ai disagi.

Delunas ha poi ricordato che le discariche presenti in quelle sponde
di Molentargius sono vecchie di decine di anni, evidenziando che però
le responsabilità vengono da molti attribuite a lui: «Sono stanco di
essere additato come il malvagio, questa campagna diffamatoria deve
finire», ha detto rivolgendosi ai tanti quartesi che lo attaccano,
soprattutto su social network: «Ho chiesto al segretario generale e
all'ufficio ragioneria di creare un capitolo di bilancio per poterci
affidare a un legale e difendere l'onestà dell'amministrazione, degli
assessori e dei consiglieri. Se questi leoni da tastiera continuano a
dire falsità chiederemo i danni morali e materiali».

Durante il dibattito il direttore del parco di Molentargius Claudio
Papoff ha spiegato le difficoltà a intervenire dove nascono i fumi:
«Il fondo della foce - ha detto - è instabile, non si può raggiungere
via terra e l'elicottero della Forestale non riesce a spegnere le
fumarole, anzi l'acqua dall'alto provoca l'effetto opposto. È
necessario intervenire con la terra per togliere l'ossigeno. Non parlo
solo della mia esperienza, ma anche agli esperti della Forestale non
era mai capitato che si riaccendesse un fuoco a due mesi di distanza
da un incendio».
Marcello Zasso

CAGLIARI - Tari, arriva la stangata d'autunno
Forza Italia: «Il servizio funziona male ed è troppo caro». Il Pd:
«Col porta a porta meno costi»
Previsti aumenti sino al quindici per cento, protestano i residenti

Malumori e proteste per la nuova stangata sui rifiuti. I cagliaritani
stanno ricevendo i bollettini per pagare la Tari, e scoprono che è
nuovamente aumentata. «Il servizio funziona male, è tra i più cari
d'Italia e i cittadini sono costretti a pagare ancora di più», attacca
il capogruppo di Forza Italia, Stefano Schirru. Il malcontento è al
centro della sua interrogazione urgente in Consiglio comunale.
«L'aumento dei costi per quest'anno è legato all'avvio del nuovo
sistema di raccolta porta a porta, ma se siamo ai vertici nazionali
del ranking per la sola Tari, va considerato che abbiamo tenuto bassi
gli altri tributi: come imposizione fiscale totale siamo a metà
classifica», replica Davide Carta del Pd, presidente della commissione
Bilancio.

LA RACCOLTA Da anni la raccolta dei rifiuti è in un limbo tra futuro e
passato: ci sono i cassonetti per la differenziata, ma i risultati
sono molto scarsi e se la percentuale minima di raccolta separata per
evitare sanzioni è il 65 per cento, Cagliari si ferma al 31.
L'assessora all'Igiene del suolo, Claudia Medda, assicura che la
svolta è vicina, perché dal primo ottobre inizia la fase di
avvicinamento al porta a porta: «Dal primo giugno del 2018 spariranno
i cassonetti da tutta la città, ci saranno le nuove regole e,
considerata la fase di assestamento, avremo più benefici e minori
costi per i cittadini».

LE PROTESTE Se il futuro sembra roseo, non lo è il presente. «Per un
vecchio appartamento di 110 metri quadri con cantina di sei», denuncia
Giorgio Ortu da Genneruxi, contestando gli aumenti, «la mia famiglia
monoreddito di quattro persone dovrà spendere 630 euro: sono più di 50
euro al mese. Questo sarebbe il sostegno alle famiglie». La sua è una
delle tante lamentele raccolte dal centrodestra, che le ha portate in
Consiglio comunale. «L'obiettivo, come è stato sempre detto anche in
campagna elettorale, non è salassare i cittadini», commenta Stefano
Schirru: «Stiamo pagando tanto e male per il mancato traguardo della
raccolta differenziata. Il centrodestra riusciva a tenere la città
molto più pulita, ora invece è sporca e ci sono molte discariche
abusive».

GLI AUMENTI Davide Carta spiega perché ci sono stati aumenti rispetto
all'anno scorso e assicura che poi comincerà la discesa. «Dal 2019 il
costo sarà di oltre quattro milioni in meno rispetto al 2016.
Quest'anno gli aumenti sono legati all'acquisto dei materiali, come i
mastelli, per il porta porta, ma il Consiglio è intervenuto con tre
milioni di euro di agevolazioni che hanno ridotto sensibilmente gli
aumenti». Nel 2017, per il servizio di igiene urbana nelle attività
commerciali si spenderà il 15 per cento in più rispetto all'anno
scorso, mentre per le utenze domestiche gli aumenti vanno dal 6,47 al
12,69. «Senza le agevolazioni concesse dal Consiglio comunale, gli
aumenti avrebbero raggiunto il 30-40 per cento: sarebbe stato
insostenibile per le famiglie. Proprio a loro abbiamo dedicato massima
attenzione».

IL PIANO Per l'avvio del porta a porta, il Comune deve spendere sei
milioni per i materiali e, dal bilancio, ha deciso di inserirne tre
nelle agevolazioni per la Tari, per dimezzare la stangata. «Ci sono
riduzioni sulla parte variabile per alcune categorie commerciali di
grandi dimensioni, c'è il -19 per cento per i nuclei familiari, il -36
per quelli composti da più di quattro persone e il 50 per cento in
meno per chi è a canone agevolato o studente fuorisede», spiega
l'assessora Medda. «Dal primo ottobre parte il nuovo servizio con la
campagna di comunicazione, da novembre la consegna dei mastelli e i
nuovo servizi come lo spazzamento stradale e lo svuotamento con
maggiore frequenza dei cassonetti», annuncia l'esponente della Giunta
Zedda, «che da giugno spariranno da tutte le strade di Cagliari».
Marcello Zasso

La Nuova

Sanità, il centrosinistra trova il compromesso

politica regionale
CAGLIARILa prima data non si tocca: martedì 26 settembre la mappa
della nuova rete ospedaliera farà il suo ingresso ufficiale nell'aula
del Consiglio regionale. Su quello che accadrà da quel momento in poi
il vertice di maggioranza ha deciso così: due giorni e non più uno
solo per presentare gli emendamenti fino a giovedì 28. Poi il ritorno
in commissione sanità per scrivere le ultime correzioni e infine
riprendere il dibattito non più tardi dell'inizio della seconda
settimana di ottobre.

Calendario alla mano e con in mezzo anche la
visita a Cagliari del presidente della Repubblica Sergio Mattarella,
lunedì 2 ottobre, il centrosinistra sostiene di aver trovato la
soluzione per non schiantarsi. Di fatto - come avviene in ogni vertice
- è stata trovata la mediazione fra chi aveva fretta di andare in
aula, «non possiamo fare brutte figure e farci dettare i tempi dalla
piazza», hanno detto i velocisti, Contrapposti a chi invece voleva
allungare la pausa di riflessione fino a metà ottobre e avere così più
giorni a disposizione per «riaprire il confronto con i territori
rimasti scontenti dalla bozza approvata dalla commissione». Alla fine
è stata trovata una via di mezzo, con quei sette giorni che faranno da
elastico fra l'apertura del dibattito e l'inizio del voto articolo per
articolo.Il compromesso. Chi era presente al vertice, durato tre ore
abbondanti, ha detto che all'inizio il clima era «molto teso, con
diversi musi lunghi».

Non poteva essere diversamente soprattutto dopo
l'attacco frontale di 24 ore prima del Partito dei sardi, e
l'ingrossarsi del fronte dei dissidenti, da Articolo 1 al Campo
progressista. Poi - stando sempre alle indiscrezioni - la svolta ci
sarebbe stata quando il presidente Francesco Pigliaru avrebbe detto:
«Stringiamo i bulloni della riforma, ascoltiamo i sindaci (oggi è in
programma l'incontro in Consiglio), scriviamo le ultime correzioni,
quelle necessarie, ma non possiamo allungare i tempi all'infinito». In
sostanza, una breve pausa può anche starci senza però arrivare alle
due settimane ipotizzate all'inizio da alcuni consiglieri regionali
del Pd dopo un vertice interno. Per il presidente della commissione
Raimondo Perra del Psi: «Abbiamo recuperato tutto il tempo possibile
per scrivere meglio qualche articolo, aggiungere le precisazioni che
servono, affinare due o tre aspetti, ma la gerarchia degli ospedali
non cambierà rispetto a quella approvata».

L'ipotesi delle correzioni
volanti, come qualcuno le ha ribattezzate, sono state considerate «una
buona apertura al dialogo» anche dal Partito dei sardi, che resta
critico senza però mettersi di traverso almeno per ora. Soprattutto
perché l'assessore alla sanità Luigi Arru avrebbe ribadito che «se in
questi giorni il confronto sarà costruttivo e non catastrofico,
riusciremo a fare passare meglio il messaggio che non ci saranno
tagli, ma una riorganizzazione più efficiente, meno costosa e
soprattutto più vicina ai cittadini». Anche Articolo 1 avrebbe
ottenuto quello che chiedeva: la nomina del direttore generale
dell'Areus, è l'Azienda per le emergenze-urgenze che prenderà il posto
del 118, sarà decisa dalla giunta prima della conclusione del
dibattito sulla rete ospedaliera.

A questo punto la candidatura di
Giorgio Lenzotti sembra essere in vantaggio su quella di Piero Delogu,
almeno così pare dalle ultime indiscrezioni.Gli ultimi scogli. Forse
quello più pericoloso è una verifica sul costo della sanità dal 2014
in poi. Ha poco a che fare con la riorganizzazione degli ospedali, ma
la maggioranza ha sollecitato «un confronto a tutto campo» e il
governatore s'è detto d'accordo. Anche se «il disavanzo è sceso dal
2014 al 2017», ha aggiunto Arru. Le correzioni che invece saranno
necessarie rispetto alla bozza licenziata dalla commissione riguardano
soprattutto il ruolo dei pronto soccorso negli ospedali delle aree
disagiate, la mappa degli ospedali di comunità, sono il primo anello
della catena, gli accorpamenti a Cagliari e la distribuzione dei posti
letto a Sassari.

«Troveremo le soluzioni» ha fatto sapere Gigi Ruggeri
del Pd, che sarà uno dei due relatori di maggioranza insieme a Perra.
Per quanto riguarda i pronto soccorso, c'è un'anticipazione: saranno
aperti 24 su 24 e i reparti di chirurgia avranno alcuni posti letto
assegnati, mentre finora il numero era rimasto indefinito. Sugli altri
punti in bilico ci sarà un'operazione di cesello, per spiegare gli
obiettivi della riforma e provare a non scontentare nessuno. Infine,
c'è un'ultima novità uno degli emendamenti dell'ultim'ora riguarderà
il Mater di Olbia, che avrà meno posti a disposizione e si occuperà
più di oncologia che pediatria. (ua)

«È scandaloso: la Sardegna ha lo stesso disavanzo accumulato nel 2016
da otto regioni canaglia». Il centrodestra attacca: «Bilanci bugiardi»

CAGLIARIL'opposizione di centrodestra non crede neanche a una parola e
ancora meno ai conti del centrosinistra sulla sanità. «Le bugie sono
dappertutto: nei bilanci, nel presunto piano di rientro e nelle
delibere», sono state le parole di Paolo Truzzu, Fdi-An, che per
dimostrare l'accusa ha messo sul tavolo una tabella da brivido. C'è
scritto che, nel 2016, la Sardegna ha accumulato quasi lo stesso
disavanzo messo assieme da otto regioni canaglia, dal Piemonte alla
Sicilia, nella spesa sanitaria: 320 milioni contro 325 milioni.
«Peggio di così - è stato il commento - c'è solo la bancarotta, La
verità è che questa giunta continua a trascinare gli ospedali in fondo
al baratro». Oppure, come denunciato da Stefano Tunis di Forza Italia
«ha ammesso di aver chiesto al governo un prestito intorno ai 557
milioni per coprire le perdite del 2106 e del 2017.

In altre parole,
vuole scaricare sui sardi il buco di questi ultimi due anni, fra i
peggiori dal 2014 in poi, per far ripartire l'Ats da zero: non male
come regalo, peccato che questa giunta continui a produrre debiti su
debiti». Tanto da essere costretta - come ha sottolineato Alessandra
Zedda di Fi - «a tappare i vuoti di cassa delle Asl prima e dell'Ats
adesso con variazioni straordinarie di bilancio, come quella di oltre
100 milioni che oggi sarà portata in aula dalla giunta». Il che vuole
dire - ha aggiunto Attilio Dedoni dei Riformatori - che «il piano di
rientro sbandierato ai quattro venti non ha funzionato, tra l'altro
sono stati costretti ad allungarlo di un altro anno, fino al 2019,
perché i costi di produzione sono in continuo aumento: 3 miliardi e
200 milioni nel 2014, primo anno di governo del centrosinistra, 3
miliardi e 400 milioni nel 2016». Sono bilanci ormai fuori controllo,
ha ribadito Truzzu, «in cui i persino i soldi extra finiscono in
questo pozzo senza fine che il centrosinistra prova a nascondere sotto
una montagna di bugie ma senza riuscirci».

Secondo Tunis, «l'Azienda
unica finora è stato un fallimento. Non è riuscita a incidere sui
costi generali anche se ha annunciato un risparmio di 30 milioni. Non
è vero, è una finzione contabile, perché non c'è stato un intervento
deciso ad esempio sulle forniture». Per il centrodestra «la giunta
Pigliaru farebbe bene a sollevare bandiera bianca e ad andar via prima
del 2019». E invece, come ha aggiunto Alessandra Zedda, «ha tirato
fuori dal cilindro la peggiore riorganizzazione possibile degli
ospedali e infatti è stata bocciata persino dai loro amici. Farebbero
bene a ritirarla invece d'insistere nell'errore». In aula
l'opposizione darà battaglia e «le bugie di questi anni salteranno
fuori una dopo l'altra». (ua)

L'eurodeputato del Pd a un convegno nella biblioteca Satta
«Politica comunitaria significa gestire gli ambiti sociali»
Capitale della culturaSoru è con Soddu: «Una visione nuova»

di Francesco PirisiwNUOROIl dossier per la candidatura della città a
Capitale della Cultura nel 2020 è da poco al ministero e già partono i
dibattiti. Il primo alla "Satta", con l'eurodeputato del Pd, Renato
Soru, accolto da tanti simpatizzanti della vecchia sinistra nuorese.
Due ore di interventi e dibattito per dare forza alla convinzione che
identità, ambiente e agroalimentare siano le carte su cui scommettere
per rilanciare il territorio. A Nuoro per spiegare la fattibilità del
progetto economico e sociale, anche il sindaco del comune toscano
Gaiole in Chianti, Michele Piscini.

Paese di 2.700 abitanti, dove ogni
anno si svolge una ciclo-pedalata in abiti tradizionali tra gli
sterrati del Chianti, con appassionati da tutto il mondo. Con lui il
giornalista, esperto sul cibo tradizionale, Mauro Rosati, sostenitore
dei distretti culturali come ambito dove sviluppare l'economia legata
alla terra. E poi il sindaco di Nuoro, Andrea Soddu. Massimo Mancini,
direttore del progetto Nuoro capitale della Cultura 2020. La storica
dell'arte, Giuliana Altea, l'ex rettore dell'università di Sassari,
Attilio Mastino. Il presidente del Consorzio universitario di Nuoro,
Fabrizio Mureddu. L'attore della compagnia Bocheteatro, Giovanni
Carroni. Il presidente della Camera di Commercio, Agostino Cicalò.

Ognuno col suo apporto di informazioni e anche sollecitazioni su cosa
inserire in quel concetto di cultura che a Nuoro sembra riempire il
tempo attuale e persino i sogni di amministratori civici,
intellettuali. Di meno, ancora, di coloro che non sanno o non credono
sulla possibilità di ottenerne un beneficio, uno strumento di
sviluppo, anche perché in diversi casi il disagio e la difficoltà
materiale chiedono interventi immediati. Soddu è tra quelli che
scommette. Lo fa con la sua amministrazione e il progetto per le
periferie, da 39 milioni di euro, finanziato dal Cipe: «Vogliamo
ridisegnare la città sotto l'aspetto urbanistico, affinché ci sia
integrazione anche in termini sociali e partecipazione alla vita
comunitaria». Ribadisce all'uditorio i percorsi effettivi di questo
programma: l'ambiente, lo sport, la cultura nella rete fatta dai siti
e presiedi esistenti nella città.

Tra le operazioni specifiche il
cammino Antoniniano (attivo nel secondo secolo dopo Cristo tra Olbia e
Cagliari) e una sede dell'università per stranieri. Progetto che
riceve il plauso dello stesso europarlamentare originario di Sanluri:
«Mi piace l'idea e la visione che ha Soddu della cultura come un
lievito in grado di produrre un pane nuovo». Soru condivide il piano
anche a nome dell'Unione Europea. Perché, dice, «la scelta della
politica comunitaria non è più quella di finanziare impianti o
strutture, ma la gestione degli ambiti sociali. Anzi - aggiunge senza
preoccuparsi di colorire il frasario - se un assessore o qualche
esponente politico viene e vi propone la realizzazione di un centro
polivalente, dategli un calcio nel sedere». Visioni nuove in un
percorso dove prima di tutto a mutare è il concetto di cultura. Tutti
i partecipanti al dibattito assicurano di vedere come lo strumento per
fare maturare la società. Via dunque gli stereotipi e le
cristallizzazioni vecchie di qualche secolo.

C'è chi in questo senso
assicura di avere già fatto dei passi. La professoressa Altea,
presidente della fondazione "Nivola", a Orani: «Quando sono arrivata
il museo era considerato come un sacrario, ossia qualcosa di fisso e
dunque immobile. Abbiamo adeguato l'esposizione dedicata a Nivola e
avviato alcune rassegne d'arte. Tra questi due elementi c'è il
quotidiano, con attività nel territorio, soprattutto di formazione
artistica». Cicalò porta un'esperienza più recente, quella del
distretto: «Il nostro lavoro è diretto a mettere in collegamento
soggetti sinora slegati e divisi. L'operazione non è semplice».
Problemi questi ultimi toccati con mano dallo stesso Massimo Mancini,
arrivato a Nuoro nei mesi scorsi per coordinare la candidatura al
concorso Capitale della cultura: «C'è stata una buona partecipazione,
ma anche una certa diffidenza, alcune volte dettata da posizioni
politiche diverse dai promotori del progetto».

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Federico Marini
skype: federico1970ca


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