martedì 7 novembre 2017

La rivoluzione russa c’insegna: quando i popoli decidono di cambiare il propro destino, nessuno potrà fermarli. Di Pier Franco Devias.



Cent'anni fa, con la presa del Palazzo d'Inverno, trionfava la Rivoluzione d'Ottobre.Uno degli eventi più importanti dell'intera storia dell'umanità. La Rivoluzione rappresentò un grande faro di speranza per tutte le classi sfruttate del pianeta, la concretizzazione di un sogno per milioni di lavoratori tenuti in semi-schiavitù, la nascita concreta di un processo e di un progetto che nel corso di un secolo, pure con errori e sbagli anche grossolani, ha comunque avuto il merito indiscutibile di aver fatto fare passi da gigante alla conquista dei diritti per miliardi di persone.

Un evento della cui reale dimensione è difficile rendersi conto oggi, annegati come siamo nella (ovvia) propaganda denigratrice che tutto cancella, distorce e nasconde. Un evento che ha dimostrato a milioni di persone che è possibile ribaltare lo stato di cose presenti e che ha dato impulso, innegabilmente, a un processo che in tutto il mondo ha portato alla conquista dei diritti dei lavoratori, delle donne, dei popoli oppressi. Oggi a molti di noi sembra scontato che le donne votino, che non si debba lavorare per 16 ore, che ci debba essere sicurezza nel posto di lavoro, che i bambini non debbano andare a lavorare, che debba esistere l'istruzione per tutti, che la sanità debba essere garantita gratuitamente, che abitare in una casa è un diritto. A noi sembra scontato condannare il colonialismo.

Ma ci sono state epoche in cui tutto ciò non era affatto scontato, e la negazione dei diritti più elementari alle persone e alle nazioni era considerata una cosa normale. A noi oggi sembrano epoche lontanissime, ma non sono stati poi così lontani i tempi in cui le lotte per la conquista di quei diritti venivano represse sparando fucilate e cannonate su inermi manifestanti.

Se gran parte dell'umanità oggi condanna certi abominii lo si deve anche alle conquiste e alle ragioni portate avanti da quella Rivoluzione. E le lotte che nei vari Paesi del mondo sono riuscite vittoriose, lo devono in grandissima parte alla speranza ideale infusa da quella Rivoluzione vittoriosa. Se oggi non esistono razze schiave e un popolo eletto che ha diritto di tenerle in schiavitù, è grazie anche al grande e fondamentale contributo che diede la Russia socialista nella sconfitta del nazismo. Altrimenti non so, oggi, che cosa ne sarebbe stato delle persone e dei popoli marchiati come "inferiori".

Potrà certamente sembrarti strano, ma grandissima parte dei diritti di cui godi oggi sono stati conquistati grazie all’incoraggiamento derivato da quella vittoria. E non vale, è ipocrita e perlomeno banalmente riduttivo, seppellire l’enormità di queste conquiste e l’universalità di questo messaggio davanti al solo pretesto di errori politici commessi da alcune delle persone che hanno amministrato quella rivoluzione.

Chi se la sentirebbe, onestamente, di giudicare il pensiero e l'operato di Gesù di Nazareth in base all'operato di Ratzinger? Chi può sinceramente addebitare al pensiero cristiano solo le storture con cui nei secoli è stato applicato, tacendo o negando il grande messaggio di fratellanza che nei secoli ha lanciato al mondo? E chi, parimenti, potrebbe onestamente utilizzare gli errori della burocrazia, gli eccessi e le rigidità, per negare l'epocale portata di una rivoluzione che ha riportato allo stato di dignità umana milioni di persone precedentemente considerate meno importanti delle bestie da soma?

Tutti gli eserciti d'Europa, che fino a quel momento si erano combattuti nella Grande Guerra, causando la morte di milioni di ragazzi innocenti, si ritrovarono improvvisamente uniti contro il comune nemico bolscevico. Davanti a una rivoluzione che metteva in discussione i privilegi dei capitalisti, dei banchieri e della nobiltà, tutti i potenti d'Europa che cercavano di annientarsi a vicenda si riscoprirono improvvisamente alleati - dimostrando giuste le ragioni dei rivoluzionari - e, abbandonata presto la retorica della Patria in pericolo, rivelarono che le ragioni dei lavoratori e dei popoli liberi sono quanto di più temono, al punto di unire in un solo esercito reazionario tutti quelli che fino al giorno prima erano nemici giurati, e lanciando una guerra controrivoluzionaria che causò la morte di milioni di persone.

Oggi, a cent'anni dalla Rivoluzione d'Ottobre, il processo innescato dalla lotta d'indipendenza catalana, sebbene molto meno ampio come fenomeno, arriva per certi aspetti come una similitudine interessante.  Ci mostra nuovamente come, quando si intaccano gli interessi e gli equilibri delle classi dominanti, si innesca un processo unitario che li compatta tutte assieme, indistintamente, contro il nemico comune. Ieri la Rivoluzione d'Ottobre divise in due il campo: da una parte unì tutti i lavoratori e i democratici, dall'altra provocò l'unione di tutti i governi anche nemici - di destra e di sinistra - nel blocco controrivoluzionario.

Oggi la lotta d'indipendenza catalana, che potrebbe arrivare a causare la messa in discussione di questa Unione Europea così come la conosciamo e la forma degli Stati che la compongono, da una parte riunisce a suo sostegno tutte le forze genuinamente popolari, democratiche e progressiste, dall'altra sta provocando lo smascheramento di tutte quelle forze falsamente progressiste che, alla prova dei fatti, si schierano al fianco delle peggiori forze reazionarie per combattere, anche in questo caso, il diritto alla libertà e alla dignità dei popoli e delle nazioni.

La Storia dell’umanità è tortuosa, complessa, spesso contraddittoria. Ma ci insegna che la lotta di liberazione delle persone e delle nazioni oppresse può commettere errori, fare balzi indietro o rallentare, arrestarsi e ripartire, ma prima o poi, se portata avanti con sacrificio e determinazione, arriva alla vittoria.


Di Pier Franco Devias

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