mercoledì 10 gennaio 2018

Rassegna stampa 10 Gennaio 2018


La Nuova

Il Psd'Az diserta il vertice col centrodestra
I sardisti aspettano le proposte del Pd. Giornalisti e giudici per LeU. L'ex ministro Parisi con Insieme

Il Pd aspetta di sapere cosa faranno i sardisti, che giovedì avranno a Roma un faccia a faccia con la segreteria nazionale Dem ma nel frattempo non hanno interrotto le trattative con l'altro fronte, il centrodestra. Poi ci sono gli indipendentisti: aspettano di capire se a marzo anche col contributo del Pds, marzo scenderà in campo una lista solo sarda e questa possibilità sembra oggi aumentare di giorno
in giorno. Invece i Cinque Stelle sono ancora in attesa di sapere da Roma quando scatterà il conto alla rovescia per le Parlamentarie e on line ci sarà una prima scrematura delle 300 autocandidature.

Nel frattempo, c'è un mondo politico in movimento ed è sempre più frenetico nell'impegno visto che le scadenze sono vicine: il 19-21 gennaio la presentazione di simboli e coalizioni, a Roma, il 28-29 le liste dovranno essere depositate nella cancelleria della Corte d'appello di Cagliari. Psd'Az. I sardisti non hanno partecipato all'ultima riunione della coalizione di centrodestra. Uno dei motivi più probabili potrebbe essere l'influenza che ha colpito il segretario nazionale Christian Solinas. Un altro, più politico, potrebbe essere questo: entro la settimana i sardisti sono attesi a Roma dalla segreteria nazionale del Pd.

Quindi prima vogliono conoscere le proposte di Renzi e più, visto che quelle di Berlusconi a loro sono note da tempo. In sostanza, il Psd'Az pare intenzionato a non mischiare i due tavoli e lo farà fino alla decisione finale, annunciata per il 13 gennaio, del Consiglio nazionale del partito.

Liberi e Uguali. La rosa dii candidati è pubblica, anche se ancora sembra essere lontana da quella definitiva. A essere disponibili a correre per Camera e Senato ci sono i portavoce delle tre componenti della lista guidata da Pietro Grasso: Thomas Castangia per Possibile, Yuri Marcialis Mdp, e Antonello Licheri Sinistra italiana. Scontata è anche la presenza del deputato uscente Michele Piras, che però potrebbe essere capolista nel collegio unico per Palazzo Madama.  Anche i quattro consiglieri regionali - Daniele Cocco, Luca Pizzuto, Eugenio Lai e Paolo Zedda - più l'assessore alla cultura Giuseppe Dessena si sono detti pronti.

Fra gli altri nomi all'interno della rosa: il giornalista Ottavio Olita, Salvatore Multinu, Vittoria Cossu, Danilo Idda, Domenico Serra, Angelo Cossu, Eleonora Casula e anche due magistrati dall'identità ancora segreta. A questa elenco oggi dovrebbero aggiungersi i candidati per i collegi di Nuoro e Olbia-Tempio. Poi, dopo le indicazioni dell'assemblea regionale, sarà il direttivo nazionale di LeU a decidere la mappa definitiva.

Insieme. È in movimento anche la microcoalizione all'interno del centrosinistra e formata da Psi, Verdi e Civici di Prodi. Domani è in programma la prima riunione pre elettorale e con molta probabilità a coordinarla sarà il segretario regionale del Psi Gianfranco Lecca. Potrebbe parteciparvi anche Arturo Parisi, che da sempre anche in Sardegna è vicinissimo al fondatore dell'Ulivo. Fra i possibili candidati, il consigliere regionale Raimondo Perra. Centrodestra. Al vertice disertato dai sardisti, erano presenti tutti gli altri partiti della
coalizione: Forza Italia, Fdi e i centristi di Noi con l'Italia, raggruppa i Riformatori e l'Udc.

Non si sa quanto l'assenza del Psd'Az abbia colto di sorpresa il resto del gruppo, che comunque continua a essere ottimista: «Alla fine scenderà in campo con noi». Dalla riunione è trapelato poco o nulla, ma si sarebbe parlato molto di collegi. Sugli uninominali per la Camera Forza Italia sarebbe disposta a cederne massimo due all'accoppiata Riformatori-Udc: uno dovrebbe essere quello di Oristano, l'altro il Sulcis, molto meno la Gallura.

Fdi, dal canto suo, avrebbe insistito per l'uninominale di Nuoro e indicato Bruno Murgia, deputato uscente. Murgia dovrebbe essere anche uno dei capolista di Fdi nel proporzionale. Forza Italia ha ribadito che in campo ci saranno tutte le sue bocche di fuoco: da Cappellacci a Pittalis, da Emilio Floris ad Alessandra Zedda.

M5S. Su Facebook il referente regionale per le Parlamentarie, Mario Puddu, ha ufficializzato il metodo di Maio. Anche in Sardegna i candidati dei collegi uninominali saranno cercati fra «rappresentanti autorevoli della società civile», seguendo le indicazioni del candidato premier . Mentre i 300 autocandidati sardi del Movimento aspettano di sapere da Roma quando saranno convocate le Primarie on line. Una data possibile è la fine della prossima settimana. (ua)


Maninchedda. «Il Pd ha rifiutato la sfida della battaglia per i sardi»
Il leader del Pds spiega perché è sfumato l'accordo con i Dem:
«Per noi era prioritario creare un'alleanza indipendentista per le Regionali»

di Luca Rojch
SASSARI

La fusione a freddo non c'è stata. Il Partito dei Sardi e il Pd
continueranno la loro corsa, come stelle che ruotano su galassie
diverse. Alle Politiche i Dem ci saranno, il Pds forse, ma di sicuro
andranno per strade differenti. Il leader del Partito dei Sardi, Paolo
Maninchedda non ha dubbi. La scelta è quella giusta. E respinge in
modo deciso tutte le accuse che vengono sussurrate per il mancato
accordo. Perché avete rifiutato l'offerta Pd?«Noi lo abbiamo scritto
nel documento del direttivo nazionale. Abbiamo proposto di legare le
elezioni Politiche italiane alla costruzione della convergenza
nazionale sarda in vista delle elezioni sarde. Abbiamo proposto di
fare delle elezioni politiche italiane un atto di affermazione della
nazione sarda. Il Pd non ha ritenuto apprezzabile la nostra proposta».
Ma molti sostengono che la vera rottura sia sul rifiuto del Pd di
farvi guidare la coalizione alle Regionali. «Non è proprio così.

Noi abbiamo detto che alle elezioni sarde noi vogliamo costruire una
convergenza nazionale sarda molto più ampia e diversa nei contenuti
dal centrosinistra o dal centrodestra. A nostro avviso questa proposta
è credibile se a governare la coalizione e a guidare il governo è una
forza indipendentista come la nostra. Il Pd voleva che noi alle
Politiche italiane non portassimo gli interessi nazionali dei sardi,
ma la politica italiana del Pd. Una battaglia che non è la nostra. Noi
abbiamo fatto come proposta una battaglia della Sardegna per la
Sardegna, loro ci hanno risposto dicendoci "venite a giocare una
partita per il Pd".

Chiaramente non è la nostra battaglia».Il
segretario del Pd Giuseppe Luigi Cucca le ha scritto una lettera in
cui chiede al Pds di ripensarci. «Noi abbiamo molto apprezzato il
garbo e la cortesia del segretario del Pd, che però mi pare non siano
sufficienti per superare le questioni che abbiamo posto. Noi parliamo
di una obiezione di coscienza nazionale dei sardi, che scatta quando
una legge ti obbliga a fare quello che la tua coscienza ti impedisce
di fare. Le legge elettorale per le Politiche impedisce ai sardi di
rappresentare autonomamente i loro interessi nazionali e li obbliga a
diluirsi nei grandi partiti italiani. Noi rifiutiamo questo obbligo».
Cosa accadrà adesso?«Per noi le Politiche sono in funzione delle
elezioni sarde.

Vogliamo realizzare la convergenza nazionale dei
sardi, un disegno di unità che che è il dato più inatteso per
l'Italia. In queste ore lavoriamo per costruire questo processo. Resta
aperto il dialogo col Pd e con le altre forze politiche. Aperto ma
subordinato alla convergenza nazionale dei sardi. Noi dialogheremo con
tutte le forze politiche tranne fascisti, violenti e razzisti». Nel Pd
c'è stata una frattura sulla possibilità di aprire alle alleanze. In
particolare lo scontro è stato tra Cucca e Soru. «Noi rispettiamo il
dibattito interno. Escludiamo di iscriverci alle tifoserie e diciamo a
chi ci odia che non è ricambiato.

Abbiamo proposto al Pd un campo
differente rispetto al loro. Un campo più avanzato, quello in cui
potrebbero ritrovarsi indipendentisti, federalisti e post autonomisti.
Noi abbiamo emancipato l'indipendentismo dal ribellismo dimostrando
che siamo capaci di governare e cambiare la realtà. Il Pd non sembra
ancora interessato a percorrere una strada che vada oltre il suo
perimetro tradizionale.». Ha parlato in queste ore col mediatore del
Pd Piero Fassino?«Mi ha mandato un messaggio qualche giorno fa».
L'hanno chiamata dal Pd?«No.

La bellezza di questa stagione politica è
che quello che si vede è esattamente quello che accade. Nessun
segreto». Ma non è più utile per voi avere una voce a Roma?«Vale più
la costruzione del progetto nazionale sardo». Lo stop alle trattative
con Pd per le Politiche avrà conseguenze in Regione?«No, perché la
proposta che ci ha fatto il Pd per le Politiche era più arretrata
rispetto all'accordo con Pigliaru. Rimane il rapporto con la Giunta
con cui siamo alleati e non complici. Sulle cose su cui non
concordiamo continueremo a dire la nostra».


Unione Sarda

Il segretario del Pd commenta lo strappo
Cucca non molla il Pds «Niente pregiudicherà l'alleanza alla Regione»

Non ci fu mai una rottura più soft: il segretario del Pd Giuseppe
Luigi Cucca spende solo parole affettuose verso il Partito dei sardi,
anche all'indomani del no all'alleanza per le Politiche. Né, d'altra
parte, si comporta diversamente il leader del Pds Paolo Maninchedda.
Ma se quest'ultimo sembra ormai credere poco a nuove svolte, Cucca
invece non dispera in un ripensamento: «Dicono che i tempi per
un'alleanza non sono maturi, cercheremo di farli maturare prima della
chiusura delle liste».

Con Maninchedda vi siete sentiti dopo la loro decisione?
«No, per ora sarebbe inutile. Ma i giorni non mancano, per non
sprecare un'occasione di collaborare in un frangente molto delicato».
Delicato perché temete che così vinca il centrodestra o il M5S?
«No: perché il voto nazionale poteva essere la base su cui allargare
la coalizione per le Regionali. Ma nulla è perduto, in nessun caso».
Significa che il dialogo per il futuro non è pregiudicato?

«Ma certo, ci mancherebbe. Non scordiamo che siamo alleati alla Regione».
Per il Pds, voi volete fare la campagna elettorale solo su Renzi.
«Per noi sono prioritari gli interessi della Sardegna, ma non possiamo
omettere che proprio il governo del Pd ha dato grandi risultati per
l'Isola. Però sui temi proposti dal Pds c'è molta condivisione».
Ora ritornerà in campo il mediatore Fassino? O la palla è solo al
Partito dei sardi?

«Credo che dipenda tutto da loro. Noi abbiamo confermato
disponibilità: al di là di alcune posizioni personali, il partito si è
espresso chiaramente. Non so se il vertice nazionale interverrà di
nuovo, devo ancora riferire la situazione».
Ha fatto cenno a “posizioni personali” tra voi: alcune molto dure
verso Maninchedda e soci, però.

«A volte le polemiche a distanza scappano di mano. Qualche
dichiarazione riportata fuori dalla nostra direzione ha fatto
inasprire il clima. Ma non sto dicendo che il Pds abbia fatto saltare
tutto per questo: hanno dato motivazioni politiche».
Forse da un partito come il vostro, comunque legato alle decisioni
nazionali, era difficile ottenere attenzione su alcuni temi solo sardi.

«Io questo non lo credo. Tutti sanno che siamo un partito nazionale,
ma abbiamo anche sempre invocato una nostra specificità e mostriamo
particolare attenzione alle questioni che riguardano la Sardegna».
Allora è la discussione sulla guida della coalizione in futuro, che ha
fatto saltare tutto?

«Neppure. Lo dice chi vuole fomentare dissapori, ma sia noi che il Pds
abbiamo a cuore la coalizione, che comprende altri partiti: il Pd non
poteva certo decidere oggi anche per loro. Ma abbiamo detto che
discuteremo di questi temi, più avanti, senza pregiudiziali».
Un modo per prendere tempo.

«No: l'unica cosa che possiamo dire seriamente adesso. Non servivano
espedienti, il Pds non ha posto la questione in termini di ricatto».
E la trattativa col Psd'Az? È più ottimista o più pessimista?
«Su queste cose non sono mai né ottimista né pessimista, aspetto di
vedere i fatti. L'interlocuzione è in corso, dovrebbe chiudersi entro
pochi giorni».

Potrebbe rientrare in campo anche qui Fassino?
«Fassino ha comunque sempre agito insieme al partito regionale, e i
termini della nostra disponibilità sono già definiti chiaramente».
Avete altre trattative in corso?

«A livello nazionale c'è l'intesa con la lista Lorenzin, con Emma
Bonino, si dialoga con i Verdi. In Sardegna vorrei riprendere a
discutere con i Rossomori».

Ma non fanno parte del Progetto autodeterminatzione?
«Sì, ma sono sempre stati orientati a sinistra. Ora vedremo, aspettavo
di avere un quadro più chiaro prima di aprire quel fronte».
Quali saranno i temi sardi della vostra campagna elettorale?
«Anzitutto ricorderemo che molte cose sono state ottenute, col
governo, grazie alle battaglie dei parlamentari sardi del
centrosinistra. Gentiloni si è detto disponibile a portare in Europa
il tema dell'insularità sarda. È stato chiuso un importante accordo
sulle servitù, a qualcuno non basta ma fino a poco tempo fa non era
neppure ipotizzabile. Rivendichiamo anche l'inserimento del sardo, per
la prima volta, nella programmazione Rai».

La Giunta Pigliaru è stata accusata di aver impostato male il rapporto
col governo. Lei come la pensa?
«Non credo siano stati fatti errori con Roma: è che su certi temi
trovare la quadra era molto difficile. Forse avremmo dovuto far
sentire diversamente la nostra voce in Europa sulla continuità
territoriale, attraverso il governo».

E a chi dice che bisogna aprire un conflitto politico con lo Stato
italiano, che cosa risponde?
«Che non condivido. Molti dei temi su cui si vuole una svolta sono
compresi nella definizione di autonomia dettata dal nostro Statuto e
dalla Costituzione, e che dovremmo sfruttare meglio».

Giuseppe Meloni

VIA EMILIA. Per le elezioni Francesco Lilliu non accetta nomi imposti
L'appello del Pd a Renzi «No ai candidati dall'alto»
«Non vogliamo paracadutati: questo è il nostro chiaro messaggio al
segretario nazionale del partito». Francesco Lilliu è stato confermato
alla guida del Pd provinciale e lancia un appello a Matteo Renzi per
evitare gli errori del passato, come il caso del deputato pugliese
Lello Di Gioia eletto nell'Isola e poi passato al gruppo misto. «Non
vogliamo candidati imposti dall'alto che non siano espressione del
nostro territorio, di questo ha bisogno la politica per tornare a
essere credibile - spiega, sottolineando l'importanza del suo
territorio nello scacchiere politico in casa Dem.

«Il sud Sardegna
esprime l'area più popolosa della Sardegna e il sistema elettorale
Rosatellum è fatto in modo che tantissimi deputati e senatori
arriveranno da quest'area - spiega Lilliu - è qui che si decide come
va il Pd in Sardegna ed è qui che bisogna stare attenti alle
candidature». Lunedì sera in via Emilia si è tenuta l'assemblea
provinciale con la proclamazione formale di Francesco Lilliu,
confermato alla guida del Pd.

«VOGLIAMO DECIDERE NOI» «È stata un'assemblea partecipata, con molti
interventi: tutti dicevano che vogliamo decidere noi chi saranno i
nostri candidati per il Parlamento. Il partito è in salute, pronto per
affrontare la campagna elettorale - aggiunge - ma ora da qui siamo in
attesa delle mosse degli altri e di quelle che arrivano da Roma: con
questo segretario non sai mai cosa aspettarti».

Con l'ultimo congresso sono stati confermati Lilliu alla guida del Pd
provinciale e Nicola Montaldo di quello cittadino, ma gli equilibri
sono cambiati e per la prima volta l'area Fadda-Cabras è in minoranza.
«Abbiamo oltre 5000 iscritti, per il congresso di sono mobilitati 55
circoli e ora vogliamo portare avanti un percorso condiviso, per
questo abbiamo fatto nomine di garanzia condivise con la minoranza».

Federico Porcu, lo sfidante di Lilliu per la segreteria, è stato
nominato presidente dell'assemblea e la nuova direzione provinciale
composta da 79 elementi che rispecchiano i rapporti tra maggioranza e
minoranza. Confermato tesoriere Cristian Romagnani è stata nominata
anche la commissione provinciale di garanzia. «Vogliamo indicare dal
basso le persone da candidare, non aspettare supinamente quello che
decide Roma - conclude Francesco Lilliu - vengano dai circoli le
persone che rappresenteranno il partito in questa campagna
elettorale».
Marcello Zasso

Il leader del Partito dei sardi volta pagina
Maninchedda: «Ora convergenza nazionale per il voto del 2019»

Maninchedda, il Pds dice che c'è troppa distanza col Pd. Perché?
«Anzitutto per la regola elettorale, che impedisce a un partito della
Sardegna di rappresentare autonomamente gli interessi dei sardi. Può
farlo solo tramite un grande partito italiano. Quindi gli interessi
dei sardi devono essere diluiti».

Che cosa intende?
«Col fisco agevolato basato sull'insularità le Canarie hanno attratto
150mila pensionati italiani. Lo Stato italiano ha dal 2015 il report
di Pigliaru che misura i costi insulari, ma non ha mosso un dito
perché l'Ue sappia ciò che la geografia rende evidente. Altro caso di
interessi sardi diluiti: le servitù militari. Gian Piero Scanu
dimostra, come mai nessuno prima, che i poligoni sono inquinati da
materiali mortali. Lo Stato italiano continua a esercitarsi qui».
Ma al governo c'è il Pd, quello con cui stavate trattando.
«Al Pd sardo abbiamo detto: le Politiche siano una tappa di
costruzione di un'unità nazionale per le elezioni sarde del 2019, con
una campagna elettorale competitiva col governo».

Come potevano darvi ascolto?
«Ampi settori ragionano da tempo con noi sulla necessità di innovare
l'area progressista sarda. Insieme abbiamo ottenuto dei risultati con
la Giunta Pigliaru: l'Agenzia sarda delle entrate, la proprietà
regionale delle dighe, una politica infrastrutturale competitiva con
governo e Anas. Il più grande intervento sulla sicurezza
idrogeologica. Lealtà vuole che si parli con coloro con cui si
collabora. Ma non c'è stato quel colpo di reni che avrebbe reso il Pd
una forza post-autonomista. Con dispiacere, ci si è salutati».

Cosa c'è di vero nelle voci di trattative sulla leadership regionale?
«Il nostro congresso ha detto: ci candidiamo a governare la Regione e
vogliamo creare una convergenza nazionale sarda che unisca il maggior
numero di forze, escludendo solo quelle razziste, fasciste, violente.
E ci candidiamo a guidare quella convergenza: il prossimo governo
dev'essere a trazione culturale indipendentista. Non vuol dire
diventare tutti indipendentisti, ma cercare un punto di caduta tra
indipendentisti, autonomisti e post-autonomisti su tre livelli: più
poteri e libertà ai sardi; più ricchezza sostenibile prodotta; più
diritti reali goduti dai sardi. Altro non abbiamo fatto, non ci sono
stati negoziati di alcun tipo».

Ora che prospettive si aprono?
«Lavoriamo sull'oggi pensando alle elezioni sarde del 2019: devono
essere un evento epocale per i sardi, che per la prima volta vedono
una proposta indipendentista non di ribellione, ma per governare e
risolvere i problemi. Serve l'unità massima possibile dei sardi, dai
liberali ai laburisti. Da chi pensa all'indipendenza della Sardegna, a
chi si sente cittadino di due patrie o chi vuole ripensare
l'autonomia».

Col Pd, discorso chiuso? Siete irritati per le parole di alcuni di loro?
«Il documento del direttivo nazionale esprime rispetto, molta stima
per il segretario Cucca, ma coglie confini politici importanti. Ci
sono state parole pesanti nella direzione Pd, qualcuno voleva contarci
non sulla nostra politica ma sulla loro, sul governo Renzi. Abbiamo
detto: non è la nostra battaglia, fatevela».
Con chi dialogherete ora? È vero che è vicina un'intesa col Psi?
«Sì, da mesi ci sono stati importanti scambi di documenti».

Anche con Progres?
«Si dialoga molto. E così con alcune forze civiche del nord Sardegna.
C'è molto interesse intorno a noi, che decliniamo in contenuti, non in
assembramenti elettorali».

E col centrodestra?
«C'è un confronto cordiale coi Riformatori su fisco e insularità. Al
congresso c'è stata un'interlocuzione positiva con il coordinatore di
Forza Italia, Cappellacci. Ma non siamo oltre le cordialità».
Ci sono o ci saranno contatti anche col Progetto autodeterminatzione?
«In Sardegna siamo così pochi che si parlano anche i più lontani».

Lo prendo come un sì?
«...» (allarga le braccia)
Ma il grande discrimine tra le forze indipendentiste è la scelta di
collaborare con i partiti italiani.

«Per noi è una scelta già fatta: collaboriamo con chiunque concorra a
elaborare una convergenza nazionale sarda. Nessuna preclusione:
abbiamo portato l'indipendentismo a essere una credibile forza di
governo, capace di risolvere problemi, dialogando con chiunque voglia
fare un pezzo di strada con noi. Il punto non è creare nuove fratture,
ma coesioni. In Sardegna la cosa più difficile non è cercarsi un
avversario, ma riconquistare un amico».

Su quali temi si creano coesioni?
«Noi vogliamo più poteri per i sardi. È paradossale che l'Europa
derubrichi il diritto alla mobilità dei sardi a servizio regolato dal
mercato, pretesa indotta dalla subordinazione dell'Ue a Ryanair. Poi:
la Sardegna non ha la leva fiscale, ma se non cambia il fisco è
difficile aumentare la ricchezza sostenibile. La scuola è regolata da
un proconsole ministeriale: noi la organizzeremmo meglio. Ancora:
l'assurdo divieto di inserire lo studio del sardo nelle materie
curricolari, o il fatto che lo Stato decida sui nostri beni culturali.
Lo Stato in Sardegna siamo noi». (g. m.)

Liberi e Uguali
In pista ci sono Piras, Marcialis e anche Dessena

Oggi l'assemblea regionale di Liberi e Uguali consegnerà alla
direzione nazionale la rosa dei candidati per le politiche. I nomi più
gettonati sarebbero quelli del deputato uscente Michele Piras e del
segretario regionale di Art 1 Mdp, Yuri Marcialis . Per il primo è
quasi certa la candidatura nel collegio unico proporzionale del
Senato, il secondo potrebbe essere capolista nel collegio
proporzionale alla Camera di Cagliari.

Si fanno i nomi dei tre
consiglieri regionali di Art 1 Sdp, Daniele Cocco , Eugenio Lai e Luca
Pizzuto , oltre all'assessore alla Cultura Giuseppe Dessena . E poi
quelli dei segretari di Possibile e Sinistra Italiana, Thomas
Castangia e Antonello Licheri . In campo nomi della società civile.
Come il giornalista Ottavio Olita e due magistrati (ro. mu.)

Autoderminatzione
Il Progetto si presenterà alle Politiche

Il Progetto Autodeterminatzione, riunito ieri a Bauladu, ha deciso che
parteciperà alle elezioni politiche del 4 marzo. Il simbolo verrà
presentato nei prossimi giorni e sarà presente in tutti i collegi
plurinominali e uninominali nella circoscrizione Sardegna.
«L'assemblea ha adottato programma e codice etico», spiega in una nota
il Progetto, «nominando un comitato di garanti che si occuperà di
istruire le proposte di candidatura e un comitato che è invece
incaricato delle procedure elettorali e della raccolta delle firme.
L'assemblea ha incaricato il coordinatore Anthony Muroni di proseguire
le interlocuzioni con gli altri partiti e movimenti sardi che non
fanno parte del Progetto, per esaminare la possibilità di eventuali
convergenze».


Finanziaria, il sì del Consiglio Si punta su lavoro e istruzione
Pigliaru: parole-chiave crescita e inclusione. L'opposizione: sono in
cerca di voti

Nel day after dell'ultimo funerale dell'industria di Ottana, con il
licenziamento finale di cinquanta operai, secondo l'opposizione c'è
ben poco da festeggiare per una manovra che - dicono - non garantisce
futuro. Per il presidente della Regione, invece, è vero esattamente il
contrario, la Finanziaria approvata ieri sera dall'Aula può essere
sintetizzata con due parole: crescita e inclusione. Ovvero si tratta
di un grande investimento e una sfida sul lavoro, l'istruzione e la
lotta alle povertà.

L'OK Via libera in Consiglio con 20 sì e 16 no (su 44 votanti) alla
legge di Stabilità dell'Isola da 7,9 miliardi di euro, e il primo dato
riguarda i tempi record: non si andrà in esercizio provvisorio, e
significa che le risorse saranno immediatamente disponibili.
LA GIUNTA «È la Finanziaria della ripresa: intercetta, rafforza e
amplifica i segnali positivi che stanno arrivando», sottolinea
Pigliaru nella conferenza stampa finale.

«Ringrazio tutto il Consiglio
regionale, la nostra maggioranza ma anche l'opposizione per il
contributo che ha dato durante il dibattito. Anche quest'anno abbiamo
scelto di portare in Aula una Finanziaria aperta, non blindata, perché
fosse un momento di confronto, di elaborazione e, soprattutto, di
scelte condivise per favorire lo sviluppo e l'inclusione di tutti i
sardi», aggiunge l'assessore al Bilancio Raffaele Paci. «Ricordo che
abbiamo deciso di non aumentare le tasse, Irpef e Irap, tenendole al
minimo per lasciarne respiro a famiglie e imprese».

IL PRESIDENTE GANAU Soddisfazione anche dal presidente del Consiglio
Gianfranco Ganau, che evidenzia «tre aspetti essenziali: il Piano del
lavoro, l'intervento sulle Università con 9mila borse di studio a
disposizione di chi ha bisogno, coprendo finalmente il fabbisogno
stimato e mai sinora garantito appieno, e il Reis, il Reddito di
inclusione».

L'OPPOSIZIONE Per Pietro Pittalis, capogruppo di Forza Italia, «questa
Finanziaria rappresenta l'ennesima sfida persa dalla Giunta, incapace
di dare nuova linfa alla nostra economia. L'ennesima occasione buttata
al vento da questa maggioranza che ha modificato l'impalcatura della
manovra introducendo interventi a pioggia, con il solo scopo di
accontentare i singoli componenti della coalizione». Gianluigi Rubiu,
capogruppo Udc, parla di «slogan privi di contenuto», e rilancia
l'allarme su «un mondo reale con troppi disoccupati, famiglie
indigenti, trasporti da terzo mondo e una continuità territoriale da
girone dantesco». Dice Paolo Truzzu (Fratelli d'Italia): «È una
manovra che vive della competizione elettorale per dare risposte che
possono garantire voti in più».

IL SINDACATO Il segretario generale della Cisl, Gavino Carta, «esprime
soddisfazione» per lo scampato pericolo dell'esercizio provvisorio,
ora però «si chiede all'esecutivo di riavviare il confronto sulle
partite aperte, sia quelle che riguardano il tavolo nazionale, a
partire dalla rivisitazione degli accordi con lo Stato, sia la
prosecuzione del confronto regionale su sviluppo, lavoro e sociale».
Cristina Cossu

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Federico Marini
skype: federico1970ca


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