giovedì 1 marzo 2018

Rassegna stampa 01 Marzo 2018


La Nuova

Ferrero, Potere al popolo: «Difendete le zone interne»

CAGLIARI Nato in un piccolo borgo delle Alpi piemontesi, Pomaretto, l'ex ministro Paolo Ferrero non può che pensarla così: «La Sardegna deve smetterla di emarginare le zone interne. Basta, con pensare solo alle coste. Lo sviluppo deve essere armonico e oggi non lo è. L'identità e la storia non possono essere saccheggiate e distrutte da chi pensa al cemento dovunque e con i soldi è convinto di potersi comprare tutto, anche le vostre eccellenze». Comunista convinto della prima ora, vicepresidente della Sinistra europea, non è candidato.

S'è messo da parte, per lasciare il «posto a chi ha scelto di partecipare, con entusiasmo, alla sfida lanciata da Potere al popolo». Dopo aver denunciato che «abbiamo dovuto protestare per non essere oscurati dalle televisioni, mentre Emma Bonino, che non ha raccolto neanche una firma, noi 93mila, da quando è aggrappata all'antiabortista di Tabacci, la vedi su tutte le Reti», dà eccome una spiegazione di quale sia l'ultimo scacchiere della sinistra.

«Questa volta mi pare che quella autentica sia solo in Potere al popolo. D'altra parte in Liberi e Uguali militano gli stessi che hanno votato, quand'erano nel Pd, la disastrosa legge Fornero e affamato le classi sociali più deboli. Fra di loro c'è anche Massimo D'Alema, che ha fatto addirittura la guerra. No, LeU non è di sinistra e chi si è alleato con un Pd sgangherato e anti-operaio lo è ancora meno». Sa bene, Ferrero, che superare la soglia nazionale del 3%, imposta dal Rosatellum, non sarà facile, ma non impossibile.

«Intorno a noi vedo un grande entusiasmo. La gente non sopporta più di vedere i suoi diritti, compresi quelli scontati, spazzati via da governi sbagliati, dalle multinazionali, dalle banche e dalla finanza». Nel mazzo dei cattivi ci mette anche l'Europa: «Non è possibile che la Germania continui a essere riverita e servita. Il suo è uno strapotere non più sopportabile per chi cerca di non essere travolto da una crisi scaricata dai grandi del mondo solo sui più deboli». Per poi ritornare dentro i confini italiani: «Vedo già purtroppo un governo di unità nazionale. Il 4 marzo dai seggi non uscirà una maggioranza parlamentare. Anche i Cinque stelle, che oggi gridano ma non dicono mai togliamo i soldi ai ricchi per darli a chi sta peggio, saranno coinvolti nel grande pasticcio. Sono già accreditati a Bruxelles e nelle stanze dei poteri forti».

I temi sono tanti per l'ex ministro della Solidarietà sociale. «Lo Ius soli? Chiunque andrà al governo non lo approverà. All'Italia servono immigrati senza diritto di voto così da farli lavorare due euro all'ora. Se avessero diritti, potrebbero farsi rispettare e invece continuano a essere schiavizzati. Sapete chi vuole per primo lo schiavismo di oggi? Gli imprenditori leghisti». Ancora sui migranti: «Tutti dicono che vanno aiutati a casa loro, nessuno lo fa. Non l'ha fatto il governo Gentiloni, che li ha messi in galera a casa loro. Il ministro dell'interno Minniti sui migranti ha portato avanti una politica di destra, sfociata in un assurdo torturiamoli a casa loro». Per chiudere con un attacco al Pd, a Renzi e al Jobs act: «Tutt'insieme hanno cancellato uno dei fondamenti della nostra democrazia, la giustizia sociale per trasformarla in un precariato sociale a vita, per rendere chi è ultimo ancora più ultimo». (ua)



Oggi la Lorenzin a Cagliari Pd, incontro con Soru e Zedda
 CAGLIARI Oggi e domani sono gli ultimi giorni di campagna elettorale.

Sabato sarà il giorno del silenzio e quindi gli appuntamenti sono non
mancano certo in queste ultime quarantott'ore in cui sarà possibile
convincere gli indecisi. In mattinata i primi a chiudere la campagna
elettorale saranno i candidati del Popolo della famiglia, con un
happening a Cagliari.

Questa sera toccherà invece al ministro della
salute Beatrice Lorenzin, leader della lista Civica popolare alleata
col Pd.Sarà impegnata in due appuntamenti nel centro della città dalle
20 in poi. Sempre questo pomeriggio - alle 18.30, all'Hotel Regina
Margherita, il Pd ha organizzato un confronto fra i candidati alle
Politiche, il sindaco Massimo Zedda, l'assessore regionale Cristiano
Erriu e l'eurodeputato Renato Soru. Tutti i candidati di Forza Italia
questo pomeriggio saranno invece a Roma, per partecipare alla
manifestazione unitaria organizzata da Berlusconi, Salvini e Giorgia
Meloni. Infine domani il candidato premier di Casa Pound, Simone Di
Stefano chiuderà la campagna alle 12 all'Hotel Regina Margherita.


Cotti: «Divergenze sulla gestione del M5s»
Il senatore spiega l'esclusione dalle parlamentarie: nessuna
incompatibilità, prosegue il mio appoggio

CAGLIARI
Il senatore messo alla porta dai Cinque stelle, Roberto Cotti, è
uscito allo scoperto. A tre giorni dal voto, ha spiegato su Facebook
il perché della sua esclusione dalle primarie e la sintesi può essere
questa: «Divergenze sulla gestione del movimento in Sardegna e
nient'altro». Ma visto che comunque è rimasto un'attivista, eccolo
aggiungere nello stesso post: «I destini del nostro Paese sono ben più
importanti di una carriera parlamentare personale, e la necessità di
una svolta in Italia grazie ai Cinque stelle era e rimane per me il
vero e più importante obiettivo».L'unico motivo. Finora Cotti era
rimasto in silenzio sulla sua vicenda personale, l'esclusione dalle
parlamentarie, ma nel post spiega perché ora si sia deciso a dare una
sua versione dei fatti seppure ancora parziale.

Ha voluto spazzare via
il sospetto che la bocciatura fosse stata decisa per altri possibili
"peccati politici", come ad esempio lo scandalo dei rimborsi fantasma
fra i parlamentari del Movimento. «Niente di tutto questo - è
l'esordio - La mia esclusione, i cui dettagli mi saranno comunicati
dallo Staff nazionale solo dopo le elezioni, deriva soltanto da
segnalazioni (firmate da chi, forse del coordinatore regionale Mario
Puddu?) legate a divergenze sulla gestione del movimento in Sardegna.
Su cui in questo momento non è comunque importante soffermarsi. Del
resto - prosegue - le regole del Movimento consentivano allo Staff
ampia discrezionalità nel scegliere chi far partecipare a questa
tornata elettorale».Nessun altro motivo.

«La mia esclusione - prosegue
Cotti - non è avvenuta per mie ipotetiche incompatibilità alla
candidatura, non c'erano cinque anni fa e, nel frattempo, il mio
curriculum non è mutato e la mia fedina penale è sempre immacolata.
Non è avvenuta neanche per motivi politici, come ad esempio le mie
posizioni sulle servitù militari e le strategie del ministero della
Difesa». Ancora: «Né sono stato escluso per problemi legati a miei
rendiconti e alla restituzioni dell'eccedenza di stipendi e diaria.
Quelli sono assolutamente regolari». Dunque, Cotti sarebbe rimasto
vittima solo di una faida interna, almeno così sostiene, mentre dal
Movimento continua a esserci il più assoluto silenzio sul caso.

Fedeltà assoluta. «In queste settimane - prosegue l'ormai ex senatore - mi
hanno cercato in tanti e mi scuso per il mio silenzio, ma era
indispensabile che attendessi prima di esprimermi. Non disponevo
ancora di tutti gli elementi utili per valutare l'accaduto e non
potevo certo approfittare degli eventi pubblici del Movimento, come il
raduno di Pescara e altri appuntamenti elettorali, per esternare mie
considerazioni. Sarebbero servite solo a intralciare la campagna
elettorale e semmai sarei finito anche oggetto di strumentalizzazioni
da parte degli avversari». È stato sulle sue, conclude Cotti, perché
«come sanno i miei colleghi e lo stesso Luigi Di Maio, continua e
continuerà il mio appoggio e la mia partecipazione al Movimento, anche
senza cariche e stipendi, come del resto avevo pubblicamente
annunciato quando, a suo tempo, ho messo a disposizione degli iscritti
la mia ricandidatura per le parlamentarie».

A questo punto solo dopo
le elezioni verrà fuori la verità completa, compresa quella dei Cinque
stelle, sulla cacciata del senatore. Ma sia chiaro per tutti - è la
sintesi politica del post - domenica Cotti voterà per i Cinque stelle,
perché «i destini del nostro Paese sono ben più importanti di una
carriera parlamentare personale» e quindi «io resto e continuerò a
essere un attivista convinto e fedele». (ua)

Nuove rotte dal prossimo inverno. Il Ceo O'Leary: «AirItaly non è una
nostra concorrente»
Ryanair, da Cagliari in Germania e Polonia

CAGLIARINovità nei collegamenti da e per Cagliari arrivano sul
versante Ryanair. Oltre alle rotte già annunciate nei giorni scorsi -
Porto, Siviglia e Valencia - nella prossima stagione invernale il
capoluogo sardo sarà collegato anche con Dusseldorf Weeze e
Karlsruhe-Baden-Baden-Strasburgo in Germania e Varsavia in Polonia.
L'annuncio è stato fatto nel corso di una conferenza stampa con il Ceo
Michael O'Leary.La low cost irlandese punta sull'Italia e lancia 37
nuove rotte che permetteranno di portare i passeggeri trasportati nei
29 scali italiani a 39 milioni, con una crescita del 5%. Ryanair ha in
programma per il prossimo inverno anche più voli su altre 18 rotte.

Inoltre, saranno operative già dalla stagione estiva 2018 due nuove
rotte da Crotone (per Milano Bergamo e Pisa), che diventa così il
29esimo scalo della compagnia. «Siamo lieti di lanciare la più grande
programmazione di sempre dall'Italia per l'inverno 2018-2019», ha
detto O'Leary, che ha precisato di non temere la concorrenza di Air
Italy: «No», ha risposto a chi chiedeva se fosse preoccupato, «ha
tariffe più alte delle nostre e credo che rappresenti un concorrente
più per EasyJet su Milano e per il lungo raggio di Alitalia».

Una settimana fa Ryanair aveva annunciato l'apertura della rotta
Cagliari-Porto per la prossima stagione invernale 2018-2019. Il
collegamento sarà operato con due voli settimanali dalla fine di
ottobre con l'inizio della programmazione invernale 2018/2019 e
prenotabili sul sito Ryanair.com a partire dal mese prossimo. Due
settimane fa invece l'annuncio di due nuove rotte dall'aeroporto di
Cagliari verso la Spagna dal prossimo autunno, Siviglia e Valencia:
saranno operate con due voli settimanali, e partiranno alla fine di
ottobre.

Unione Sarda

Sabatini e il collegio senza fine «Lavorerò per le zone interne»
L'esponente ogliastrino del Pd tenta lo sbarco alla Camera: «Partita aperta»

Macinare chilometri per cercare di incontrare quanti più elettori
possibile nel vasto collegio uninominale di Nuoro per la Camera.
Franco Sabatini, candidato del centrosinistra ed esponente del Partito
democratico, si pone come obiettivo quello di «rappresentare le aree
interne della Sardegna» e non teme il confronto alla conta dei voti:
«Il candidato all'uninominale è veramente il punto di riferimento del
territorio».

Una campagna elettorale che l'ha costretta a fare molti chilometri?
«Sì, ho girato molto per incontrare la gente perché penso che sia una
cosa giusta per un candidato».
Come le sembra l'umore dell'elettorato?
«Anche se siamo in una fase di ripresa, le persone ancora non la
percepiscono e può essere difficile raccontare le diverse cose fatte
per migliorare la situazione».

Fatte dal Pd?
«Il Partito democratico ha rilanciato il Paese, ha capito i problemi
dell'Isola e messo a disposizione risorse ingenti. Mi riferisco al
Patto per la Sardegna che vale oltre un miliardo di euro, i Patti
sottoscritti da diverse città sarde per il rilancio delle periferie, i
30 milioni per la continuità territoriale e i 25 per l'agricoltura».

In campagna elettorale conviene ricordare ciò che si è fatto o fare
promesse sulle cose che si faranno?
«Entrambe le cose. È importante ricordare le azioni del centrosinistra
sottolineando che sono la base di ciò che si potrà fare in futuro. La
campagna elettorale del Pd è fondata sulle 100 cose fatte e le 100 da
fare».

Però in un collegio così vasto non è semplice fare una sintesi delle
reali priorità dei cittadini.
«Si tratta di un territorio che attraversa molte aree marginali della
Sardegna, e candidandomi io mi assumo l'impegno per il rilancio di
queste zone. Parlo di Tossilo, Pratosardo, Siniscola e Arbatax. Aree
che hanno bisogno di un sostegno maggiore per la ripresa».

Quale potrebbe essere l'arma in più per vincere la sfida all'uninominale?
«La concretezza. La gente ha bisogno di fatti concreti e riscontri
immediati. La Finanziaria regionale in questo senso dà una risposta
immediata su temi come l'occupazione, grazie al Piano straordinario
“Lavoras”, il diritto allo studio e il reddito di inclusione sociale.
Tre elementi fondamentali per la Sardegna».

Lei spesso ha rivendicato un atteggiamento più duro nei confronti
dello Stato. Se dovesse andare in Parlamento cambierà idea?
«L'esperienza acquisita in questi anni, nel confronto con lo Stato su
insularità, trasporti e infrastrutture, proseguirà e saranno i punti
su cui mi batterò per difendere la nostra terra».

Lei viene dall'Ogliastra, uno dei territori che si sente privato di
una propria autonomia istituzionale. Un malessere che ha pesato nella
campagna elettorale?
«La riforma degli enti locali prevede l'istituzione delle aree
omogenee. L'Ogliastra, il Marghine e il Sarcidano hanno la
possibilità, attraverso le Unioni di Comuni, di esprimere le proprie
peculiarità».

Sotto il controllo della Provincia di Nuoro.
«Sì. Costituita da diversi territori in grado di rendere le proprie
caratteristiche una risorsa».

È stata una campagna elettorale priva di confronto tra le forze politiche?
«Ho partecipato a qualche iniziativa in questo senso. Ho notato, però,
che i rappresentanti del Movimento 5 Stelle non erano mai presenti,
rifiutando il dibattito».

È una pecca così grave?
«Trovo assurdo che, in un momento così alto della politica come il
rinnovo del Parlamento, non si accetti di confrontarsi sui temi e sui
programmi».

Teme qualche suo avversario in particolare?
«Non è esatto parlare di timore. Io cito sempre una frase che mi
diceva mio padre: i voti si contano il giorno dopo e si ricontano
ancora per vedere se ci sono stati degli errori. Solo allora si avrà
il risultato».

La campagna elettorale vuol dire anche spiegare le modalità con le
quali si vota. Trova questa legge complicata per i cittadini?
«In effetti la legge elettorale è complicata, ma la nota positiva è la
semplicità del modo in cui si può esprimere la preferenza. È
sufficiente mettere una croce sul simbolo e in automatico il voto va
anche al candidato del collegio uninominale».

Il sistema maggioritario la mette in prima linea. Si è pentito?
«No, tutt'altro. Sono convinto che uno degli aspetti più positivi del
Rosatellum sia proprio che il candidato all'uninominale diventi
veramente il punto di riferimento del territorio.
Farebbe il deputato in una legislatura di larghe intese?
«A me piacerebbe essere un parlamentare in un governo di centrosinistra».
Matteo Sau

Il comizio a Olbia
Fassina: noi vicini ai territori

«Abbiamo assistito ad una campagna elettorale breve e poco incentrata
sui reali problemi e sulle esigenze dei cittadini, ma noi di Liberi e
Uguali vogliamo puntare invece proprio sul risolvere le problematiche
legate ai vari territori con fondi per opere che vengano realizzate
nell'immediato».

Stefano Fassina di Liberi e Uguali ha fatto tappa ieri pomeriggio a
Olbia. Un incontro, quello di Fassina con gli olbiesi, che ha avuto al
centro la presentazione del programma del movimento fondato dal
presidente del Senato, sul fisco e sulla proposta di un welfare il più
esteso possibile. L'ex responsabile economico del Partito democratico,
ora candidato nel partito di Pietro Grasso, era affiancato dai
candidati locali in corsa alla Camera e al Senato.

«Siamo ormai
arrivati alla fine di questa campagna elettorale abbastanza curiosa»,
ha affermato Franco Dore, in corsa nel collegio uninominale per la
Camera dei Deputati, «abbiamo incontrato le persone sul territorio. La
Sardegna ha bisogno degli elementi di autonomia che sono insiti nel
suo statuto. Noi sardi abbiamo diritto al movimento, alla sanità e
all'istruzione, mentre finora abbiamo assistito dal nazionale solo a
soluzione affrettate».

All'incontro ha preso parte Antonello Licheri, segretario regionale
della Sinistra italiana, Giovanni Antonio Orunesi di Articolo 1,
Antonella Chirigoni candidata nella lista plurinominale alla Camera il
candidato al Senato per il collegio Nord, Domenico Serra.
Antonella Brianda

M5S. Post sui social del senatore uscente. Il coordinatore: a chi
giova il tutto?
Cotti: esclusione legata all'IsolavPuddu: un tempismo geniale

«Il mio appoggio e la mia partecipazione al Movimento Cinque Stelle
continuano, la mia esclusione, i cui dettagli mi saranno comunicati
solo dopo le elezioni, deriva da segnalazioni legate a divergenze
sulla gestione del Movimento in Sardegna». Il senatore uscente Roberto
Cotti rompe il silenzio per la prima volta dopo la sua non candidatura
alle parlamentarie grilline, e lo fa - ieri - con un lungo e criptico
post su Facebook.

IL COORDINATORE «Un tempismo geniale», commenta con ironia Mario
Puddu, coordinatore regionale della campagna, «“l'attivista” Cotti ha
aspettato un mese, in silenzio, e ricompare con queste dichiarazioni a
pochi giorni dal voto. Ci fa piacere scoprire che il suo impegno non è
terminato, non lo sapevamo, era da Pescara che non avevamo sue
notizie, adesso mi aspetto che queste ultime ore utili per la campagna
elettorale le spenda per cercare di dare realmente una mano e di
contribuire a far crescere le nostre percentuali, così come stanno
facendo Manuela Serra e Nicola Bianchi».

I NON CANDIDATI Dunque, nelle liste del M5S alle Politiche del 4
marzo, per l'Isola entrano tutti i deputati e i senatori uscenti,
tranne, appunto, Manuela Serra che rinuncia per motivi personali (e lo
spiega lei stessa su Facebook), Nicola Bianchi (perché il regolamento
interno vieta più di due mandati di seguito e lui, prima di andare a
Montecitorio è stato consigliere comunale a Sennori) e Roberto Cotti
(non si sa perché, si diceva ufficiosamente a causa delle sue
posizioni troppo anti-Difesa su servitù militari e dintorni). L'ex
senatore non ha mai risposto al telefono, così come non lo ha fatto
ieri, dopo la pubblicazione del post.

LE DICHIARAZIONI «In queste settimane mi hanno cercato in tanti e mi
scuso anche coi giornalisti corretti, ma per me era indispensabile
attendere, non disponendo prima di elementi utili a valutare
l'accaduto», scrive su Facebook. «Non potevo certo approfittare di
occasioni di incontro pubblico per esternare mie considerazioni... La
mia esclusione, comunque, non è avvenuta per mie incompatibilità alla
candidatura, né per motivi politici, né per problemi sulle
rendicontazioni e le restituzioni. La mia esclusione deriva da
segnalazioni legate a divergenze sulla gestione del Movimento in
Sardegna, su cui non è importante soffermarsi ora.

Del resto le regole
del Movimento consentivano ampia discrezionalità dello staff nel
scegliere chi far partecipare a questa tornata elettorale. Come sanno
i miei colleghi e lo stesso Luigi Di Maio, continua il mio appoggio e
la mia partecipazione al Movimento, anche senza cariche e stipendi,
come del resto avevo pubblicamente annunciato quando ho messo a
disposizione del M5S la mia ricandidatura...».

L'ULTIMATUM Tranciante Puddu: «A chi giova tutto ciò? Il post lo
poteva fare anche il 5 marzo. Gli rimangono solo pochi giorni per
dimostrare che ha voglia sul serio di rendersi utile. Lo aspettiamo».
Cristina Cossu

l candidato che vuole respingere gli sbarchi come gli stereotipi sulla destra
«Noi fascisti del terzo millennio» Lecis, tra notariato e CasaPound

Sentirsi dare del fascista non gli crea particolari problemi. «In
Italia l'uso dei luoghi comuni è molto frequente e l'associazione
mentale più semplice è quella». Edoardo Lecis, 38 anni, è il candidato
di CasaPound nel collegio uninominale di Cagliari alla Camera.
Sposato, un bimbo, fa il notaio: «Ma non sono figlio d'arte: babbo
perito d'auto, mamma insegnante. Sono la classe operaia del
notariato», sorride.

Essere additato come fascista non è un insulto?
«Valutiamo positivamente il fascismo storico nel suo complesso, poi è
chiaro che non vediamo tutti i provvedimenti con favore. Credo calzi a
pennello la definizione che ci è stata data di “fascisti del terzo
millennio”. Molti principi culturali del fascismo sono propri di
CasaPound».

Quali?
«La politica sociale, previdenziale, per la maternità e l'infanzia; i
valori patriottici, le opere pubbliche. Insomma, lo Stato sociale».

E le leggi razziali?
«Rassicuro: non vogliamo intraprendere alcuna politica discriminatoria
su razza, sesso o religione. E nessuno di noi intende instaurare uno
Stato totalitario».

Come ci finisce un notaio in CasaPound?
«Bisogna vincere lo stereotipo della destra radicale fatta di persone
trinariciute con la coda e le orecchie a punta, le nostre liste sono
piene di persone normali. Ho fatto politica fin da ragazzino nel
Fronte della gioventù, ho vissuto tutte le fasi del Msi e di tutto ciò
che c'era a destra di An, del Pdl e del centrodestra. Sono stato
segretario cittadino di Fiamma tricolore, poi lo sbocco naturale in
CasaPound».

Che ricetta proponete per la Sardegna?
«Abolizione del pareggio di bilancio in Costituzione: se lo Stato può
agire in deficit può rilanciare le grandi opere pubbliche di cui la
Sardegna ha necessità, e l'indotto occupazionale sarebbe importante.
In agricoltura siamo contro l'Ue che favorisce l'invasione di prodotti
stranieri a tavola».

La posizione in materia di immigrazione invece è nota.
«Siamo per il respingimento totale di nuovi sbarchi e il rimpatrio dei
migranti arrivati clandestinamente. Non si può accogliere tutta
l'Africa: possiamo anche tendere la mano, ma dopo aver risolto i
problemi degli italiani».

La Sardegna ha meno immigrati di altre regioni.
«Bisogna considerare la bassa densità di popolazione. E poi se uno
passeggia a Cagliari, la situazione non è molto diversa da quella
della stazione di Brescia».

Sulle unioni civili?
«Non siamo contrari alle unioni di persone di sesso diverso, ma
dev'essere chiaro il riconoscimento dei diritti di queste persone».

E se il sesso è lo stesso?
«Per noi è irrilevante, non discriminiamo nessuno per i suoi gusti sessuali».

Cosa è successo all'Exma?
«Abbiamo pagato per una sala, poi alla vigilia dell'evento qualcuno
dal Comune avrà detto: siete matti, avete dato la sala ai fascisti,
toglietegliela. Senza però conoscere la legge di riferimento. Se i
beni pubblici fossero gestiti con questo criterio saremmo alla
schizofrenia».

Come definisce l'uomo che ha sparato a Macerata?
«Traini è un pazzo. Un pazzo criminale».

Cosa pensano i suoi clienti del fatto che è candidato con CasaPound?
«Ho tantissimi clienti di altre parti politiche, ne ho avuto anche
candidati in altri partiti. Se avessi solo clienti di CasaPound non
lavorerei quanto lavoro».

Roberto Murgia

La compagnia annuncia 37 voli negli scali italiani e allarga la rete
alla Giordania Ryanair, nuove rotte a Cagliari
Germania e Spagna collegate anche durante l'inverno

C'è qualche ritorno al passato - ad esempio Baden Baden - e novità
come quella di Porto: Ryanair continua a investire sull'aeroporto di
Cagliari e, tra le 37 nuove rotte italiane annunciate ieri inserisce
anche sei collegamenti con l'Isola a partire da ottobre.
LE ROTTE Salgono così a tredici le rotte internazionali della
compagnia irlandese nello scalo di Elmas. Verso la Germania, oltre
Baden Baden - meta sciistica della Foresta Nera - c'è la conferma di
Düsseldorf, che da tratta estiva diventa annuale.

Poi due voli verso
la Spagna, già anticipati nei giorni scorsi: si tratta di Siviglia e
Valencia, che si aggiungono a Madrid e Barcellona. Ancora: il
collegamento con Porto e il prolungamento di quello stagionale con
Varsavia.

LA COMPAGNIA «Siamo lieti di lanciare la più grande programmazione di
sempre dall'Italia per l'inverno 2018/2019, con 37 nuove rotte e più
voli su 18 rotte esistenti, che permetteranno di trasportare 39
milioni di passeggeri in 29 aeroporti italiani con una crescita del 5
per cento», spiega Michael O'Leary, amministratore delegato di
Ryanair. Tra le novità c'è anche l'allargamento della rete di
collegamenti alla Giordania. La compagnia low cost ha programmato tre
nuove rotte dall'Italia: da Bologna e da Orio al Serio verso Amman e
da Roma-Ciampino verso Aqaba.

LE TRATTATIVE Intanto dovrebbe arrivare a breve, nell'arco di due
settimane, l'accordo tra Ryanair e i piloti italiani rappresentati da
Anpac. «Sono in corso incontri con i sindacati più rappresentativi di
piloti e assistenti di volo. A breve pensiamo di arrivare a un
accordo», ha detto O'Leary. La tensione tra i comandanti e la
compagnia ha portato nelle scorse settimane a scioperi e cancellazioni
di voli.

CONTRATTO Il nodo da sciogliere, come ha spiegato il numero uno di
Ryanair, è quello della doppia tassazione. «Il contratto rimarrà
irlandese, ma ci deve essere un accordo tra i governi italiano e
irlandese per pagare in Italia anche le tasse sul reddito oltre che
quelle contributive. È chiaro che il governo irlandese punta a farle
pagare in Irlanda», ha detto O'Leary.

«Ho incontrato dirigenti del ministero delle Infrastrutture e
Trasporti per affrontare la questione e, dopo le elezioni», anticipa
l'amministratore di Ryanair, «avremo nuovi incontri con il futuro
governo perché faccia pressione sull'esecutivo irlandese», come è
avvenuto in Germania e nel Regno Unito. (m. r.)

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Federico Marini
skype: federico1970ca


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